REDAZIONE FIRENZE

La supervalutazione del maneggio vip Pagato un milione, in bilancio a sette

Le carte del fallimento della Società Cavallo da sella e del Centro Ippico Toscano. I pm: "Valore manifestatamente inveritiero"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Il 28 dicembre del 2005, si perfezionò l’operazione con cui il Comune di Firenze cedette la proprietà dell’area di via Vespucci alla Società Toscana per il Cavallo da sella srl. Un milione e 150mila euro la cifra. Ma dal bilancio del 2008, alla voce “immobilizzazioni materiali”, il valore del compendio immobiliare da 40mila metri quadri delle Cascine, sede del Centro Ippico Toscano, era cresciuto a vista d’occhio. Secondo il bilancio chiuso e approvato nel giugno del 2009, l’area di via Vespucci valeva più di 7 milioni. Si svaluterà nel corso degli anni e degli esercizi successivi, forse per effetto della demolizione di alcuni abusi edilizi, ma non scenderà mai sotto i sei milioni.

Per i pm Christine Von Borries e Luca Turco, titolari dell’inchiesta per bancarotta che coinvolge vip e nobili fiorentini, che hanno amministrato negli anni il circolo ben frequentato, è un "valore manifestatamente inveritiero", ignorato anche dai sindaci revisori e finiti ripetutamente nei bilanci, inquinandoli.

Il mutuo. Per l’acquisto dell’area dal Comune di Firenze, la Srl alla fine del 2005 accese un mutuo fondiario da 1,6 milioni da rimborsare in 20 anni (garantito da un’ipoteca di 3,2 milioni). Per la procura, quell’"operazione finanziaria insostenibile" è il peccato originale da cui scaturiranno tutti i guai successivi.

La Società Toscana per il Cavallo da Sella, fallirà nel luglio del 2019 con un passivo di oltre 5 milioni di euro, molti dei quali dovuti alle banche: gli atti del fallimento dicono che la srl non aveva la "capacità economica, patrimoniale e finanziaria" per pagare capitale e interessi di quel prestito. E il ‘maquillage’ con cui truccare il valore dell’immobile, oggi, è un’accusa in più ai 22 indagati. Il perito del giudice del fallimento ha recentemente scritto che l’area di via Vespucci vale, adesso, un milione di euro.

Il filo. Ad aprile, era stata dichiarata la bancarotta del Centro Ippico, l’associazione sportiva dilettantistica formalmente legata da un contratto d’affitto con la Cavallo da sella. Ma a legare le due società del crac, c’è anche un indagato, forse il principale: Oliviero Fani, che nella Società per il Cavallo da sella risulta prima consigliere, poi amministratore di fatto e liquidatore, mentre del Centro Ippico è stato presidente e membro del consiglio direttivo al momento del fallimento.

Un conflitto, sottolineato dai pm, che avrebbe portato danni patrimoniali alla società e vantaggio a lui. Già perché a un certo punto, il Centro Ippico Toscano smise di versare i canoni d’affitto e s’appropriò di alcuni leasing della srl, cagionandole un danno stimato in quasi mezzo milione di euro. Così, la Cavallo da sella, che agli albori aveva nel suo board i nomi ‘’nobili’’ di Albiera Antinori, Agnese Mazzei e Stefano Rosselli del Turco, o del super manager Ferruccio Ferragamo (finiti anch’essi sul registro degli indagati relativamente ai periodi in cui sono stati membri dei cda) naufragherà, nonostante frequentatori illustri e purosangue da capogiro.

Le difese. Poca voglia di commentare l’inchiesta e attesa per l’udienza preliminare non ancora fissata. L’avvocato Giovanni Flora, legale di Fani, si riserva un’uscita dopo aver completato di leggere le carte, 1.500 pagine di atti e consulenze. Fonti legali vicine a Ferragamo fanno sapere che il loro assistito non ha mai avuto nessuna delega operativa nel consiglio della ’Cavallo da sella’.