La rissa a Sollicciano. Detenuto pestato a sangue

Regolamento di conti dietro le sbarre dopo un’offesa di natura razziale. Ma è un soggetto con problemi psichici: "Non può restare qui".

La rissa a Sollicciano. Detenuto pestato a sangue

La rissa a Sollicciano. Detenuto pestato a sangue

di Pietro Mecarozzi

Sollicciano, nuovi guai. Nel penitenziario fiorentino, sotto i riflettori (locali e nazionali) per le preoccupanti condizioni in cui versa, ieri è andata in scena un’altra giornata di violenza: un 26enne italiano, intorno alle undici di mattina, è stato vittima di un’aggressione per mano di un gruppo di una decina di detenuti di origini romena e albanese, durante l’ora d’aria nel cortile. Secondo le ricostruzioni, il ragazzo avrebbe offeso con commenti razziali il gruppo, che di tutta risposta ha riversato su di lui calci e pugni, lasciandolo a terra in gravi condizioni. A interrompere il pestaggio sono intervenuti le guardie carcerate, e il 26enne è stato trasportato all’ospedale di Torregalli in codice rosso. I colpi si sono concentrati soprattutto sulla testa, provocandogli ematomi e lacerazioni profonde. L’intervento dei medici ha evitato il peggio, e il giovane è stato dimesso nel pomeriggio, con trenta di giorni di prognosi.

Potrebbe sembrare un ’semplice’ regolamento di conti tra detenuti, ma la vittima in questione, stando a quanto riportato dall’interno dell’istituto, sarebbe un detenuto con problemi psichici alle spalle. Finito dietro le sbarre per reati contro il patrimonio, nel carcere di Velletri il giovane ha ucciso il suo compagno di cella. Dopo quel fatto, è stato trasferito a Perugia, e pochi mesi fa a Firenze. Disagi mentali e personalità instabile hanno spinto anche l’amministrazione carceraria di Sollicciano a richiedere il trasferimento, in quanto "qui non possiamo garantirgli le adeguate attenzioni di cui ha bisogno, e rischia di farsi male o fare male a qualcuno". Il giovane al momento si trova nel reparto accoglienza, è seguito dai sanitari, ma è impossibile da collocare nelle celle con altri detenuti.

Un soggetto debole, inserito in un contesto che – ogni giorno che passa – si scopre sempre più debole. Le piogge di settimana scorsa hanno infatti allagato celle, spazi del personale e, in modo più contenuto, anche la mensa degli agenti di polizia. "Ormai ci siamo abituati, ma pochi giorni fa il corridoio sembrava un fiume d’acqua", spiega un carceriere.