
Vengono individuati sul territorio dalle volanti, o bussano direttamente alla porta della questura con le ultime forze che gli rimangono. Non hanno altri posti dove andare, e sanno che lì nessuno gli volterà le spalle. Sono tanti i minori stranieri non accompagnati che arrivano a Firenze, dopo uno sbarco o perché in movimento sul territorio italiano, e vengono accolti negli uffici della Polizia di stato. E lì, un po’ padri e madri, un po’ fratelli maggiori, ad ’accudirli’ ci sono gli agenti in divisa blu notte. Per legge, i migranti minorenni non accompagnati non possono essere espulsi, e devono essere accolti in strutture separate rispetto a quelle per gli adulti. Per solidarietà, invece, a questi ragazzi viene riservato un trattamento speciale: chi gli offre la colazione, chi il pranzo, chi invece la cena.
Gli arrivi non hanno una tabella degli orari, e c’è anche chi – in mancanza di alternative – deve organizzare all’ultimo minuto dei lettini improvvisati dove i giovani possono fermarsi per una notte prima di essere ricollocati nei Cas. Nel 2022 sono stati 74, mentre nel corso del 2023 sono finora 61 i migranti minori ’trattati’ dalla questura. A volte le permanenze vanno dalle 8 alle 12 ore, in altri momenti il ricoloccamento si risolve nel giro di qualche ora. Gli agenti, in entrambi i casi, si preoccupano delle esigenze di assistenza dei ragazzi.
Un gesto spontaneo che ormai è diventato ricorrente. I posti nelle strutture scarseggiano, e il turnover interno è legato a una logica di casualità: un nuovo posto si crea quando un ragazzo si allontana, ovvero scappa. Succede spesso, ma negli ultimi tempi non basta più. Gli arrivi sono giornalieri, e si sommano ai migranti minori che vengono individuati dalle volanti sul territorio, e di conseguenza prima identificati e poi presi in carico dal Comune e dalla prefettura di Firenze. Siamo arrivati a oltre 450 minori non accompagnati in carico al Comune di Firenze e prima della pandemia, quando si parlava di emergenza, arrivavano a 250-300.
Una soglia limite ampiamente superata, con un sistema dell’accoglienza che si flette sempre più sotto questa pressione, facendo fede alla bontà delle cooperative (che in un modo o nell’altro riescono quasi sempre a trovare un posto nelle strutture), e al caldo benvenuto delle forze dell’ordine.
P.M.