La musica libera di Samuele Venturin

Con gli pseudonimi di Amilcare Tellacci e Tonio Manasca esplora i generi, dal pop jazz al cantautorato

La musica libera di Samuele Venturin

La musica libera di Samuele Venturin

di Giovanni Ballerini

"Sono nato in Piemonte, ho vissuto in Africa fino a 11 anni. In Toscana sono arrivato a 20 anni, finito il liceo. E ci sono rimasto. Vivo con la mia compagna e la mia famiglia a Ristonchi, fra Pelago e Vallombrosa, un bel borgo nel bosco, su una collina a 600 di altezza". Samuele Venturin, 45 anni, è un artista, eclettico musicista e pittore, ma anche contadino e costruttore di muri a secco. Samuele è uno spirito libero che ha il dono della creatività e lo spende in mille direzioni senza compromessi. Ha pubblicato una quindicina di album affidandosi agli pseudonimi di Amilcare Tellacci e Tonio Manasca, con cui condivide mondi espressivi diversi: strumentali di matrice popolare e cantautorato d’antan, con l’elettronica che abbraccia la poesia in un pop jazz d’istinto con testi in bilico fra le generazioni. Si esprime in solitudine, fisarmonica a tracolla o in trio: Tonio Manasca al piano e alla voce, Stefano Rapicavoli alla batteria e Filippo Pedol al contrabbasso.

Samuele, come concilia l’essere musicista e pittore?

"Alla fine l’aspetto economico è quello che è. Non è facile in nessuno dei due campi, però una cosa compensa l’altra. Nella pittura ho avuto la fortuna di aver incontrato persone che mi hanno messo nelle condizioni di esporre e poter accedere a una piccola fetta di mercato".

Come mai in musica ha adottato due alias?

"Attualmente punto su Tonio Manasca perché vanta una forma cantautorale molto fruibile. Ho lavorato tanto con Caterina Bueno, che mi ha tramandato un modo europeo di fare la canzone. E’ quello il repertorio di Tonio e, a differenza di altre musiche più ostiche che ho fatto, credo possa incontrare i favori di un certo pubblico".

Che fine ha fatto invece Amilcare Tellacci?

"E’ più raro esibirmi come fisarmonicista della Motociclica Tellacci. Un trio meraviglioso con i musicisti ribelli della Bologna sperimentale con cui ho lavorato fino al 2015".

Tutti i suoi album sono autoprodotti?

"Sono in contatto con un collettivo informale di artisti sparsi fra la Toscana e l’Emilia. Si chiama SGRmusiche e raggruppa idealmente le nostre produzioni casalinghe".

Come mai le piace suonare nei circhi?

"Ho frequentato molto i tendoni per simpatia. Anche con la Motociclica suono spesso per affetto con chi lavora nei circhi. Mi piace l’idea del teatro instabile, cioè che una tenda possa diventare un teatro. Fanno fatica a tirare avanti, ma in quei luoghi si creano atmosfere magiche, uniche. E’ sempre bello esibirsi allo Spazio Mob di Pontassieve o allo Chapiteau di Firenze".

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