BARBARA BERTI
Cronaca

La metafora dell’esistenza per l’ultimo Scaparro

"Il re muore" di Ionesco va in scena alla Pergola da domani a domenica Edoardo Siravo: "La decadenza dell’uomo rappresenta quella della società".

La metafora dell’esistenza per l’ultimo Scaparro

di Barbara Berti

"Una grande e vivace metafora dell’esistenza umana e della fragilità del potere, attraverso una messinscena che non dà tregua allo spettatore, con ritmi incalzanti e dialoghi sferzanti". Così l’attore Edoardo Siravo,68 anni, presenta "Il re muore" di Eugène Ionesco per l’ultima regia del compianto Maurizio Scaparro, in scena al Teatro della Pergola da domani al 30 aprile (ore 21, giovedì ore 19 e domenica ore 16). Sul palco, insieme a Siravo, ci sono Isabel Russinova, Gabriella Casali, Carlo Di Maio, Claudia Portale, Michele Ferlito, per una produzione firmata dall’associazione culturale Laros di Gino Caudai, arricchita dalle musiche del premio Oscar Nicola Piovani.

A sessant’anni dalla prima mondiale, il testo di Ionesco risulta più attuale che mai…

"E’ un spettacolo di sconcertante attualità. Parla di virus e guerre, sembra scritto oggi. Il testo, infatti, racconta lo spaesamento e l’affanno di un’umanità che deve fare i conti con la propria finitezza, oltre alla spasmodica e tragicomica ricerca del senso della vita e all’eterna lotta contro la caducità dell’esistenza".

Il re che personaggio è?

"Bérenger è un re prepotente ed egocentrico che non vuole accettare il destino, di per sé ignoto e inevitabile, pretendendo di renderlo suddito come chiunque altro. Ma il suo regno è alla deriva, e lui che ne è alla guida è un uomo in decadimento: è malato, ma non sa che dovrà morire. Le sue due mogli informate dal medico, discutono se e come informarlo. Alla fine, la notizia viene rivelata. Bérenger è incredulo, e continua a dare ordini, mentre tutto intorno si sgretola e cade a pezzi, e nessuno gli obbedisce più".

Possiamo definirla una commedia grottesca?

"Sì, al suo interno la commedia presenta vari aspetti grotteschi, ma è anche uno spettacolo per riflettere. La morte è il tema centrale e questo re si dimentica che, come tutti, anche lui deve fare i conti il sonno eterno. Da qui gli aspetti grotteschi. C’è il dramma dell’uomo inteso come individuo, ma anche come società. Una società in disfacimento progressivo, che alla presenza di segnali della natura sempre più chiari e intensi si ostina a non di ascoltarli, a non vederli e a non agire per tempo".

Alla Pergola di Firenze, un paio di anni fa, aveva interpretato "Aspettando Godot" sempre per la regia di Scaparro…

"Sì, e tornare senza di lui sarà difficile. Negli ultimi anni ho lavorato molto con Maurizio (Scaparro, ndr) e per me è stata ed è una perdita importante. Ma, più in generale, per il teatro. Cercheremo di dare il massimo anche per onorare la sua memoria".