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La grande accusatrice e la foto a Firenze Un antipasto della battaglia per Roma

La pm Alessia Sinatra alla festa del 2016 per l’arrivo del procuratore generale Viola, che si candiderà al dopo Pignatone. Presente anche Cosimo Ferri: tre anni dopo sarà con Palamara nella notte dell’hotel Champagne, al siluramento di Creazzo

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Il 27 settembre del 2016, il magistrato Marcello Viola "giura" a Firenze per il suo nuovo incarico di procuratore generale di Firenze. Tre anni dopo, in un "derby" con il suo dirimpettaio Giuseppe Creazzo, Viola si giocherà l’ambita poltrona di successore di Pignatone alla procura di Roma. Perderanno entrambi, in un clima avvelenato dallo scandalo Palamara. Un’istantanea di quel giorno di festa del 2016, ci consegna uno schema degli schieramenti che si sfideranno. E pure un antipasto di quello che sarà lo scandalo che travolgerà mesi dopo l’intera magistratura, in seguito all’indagine che porterà al sequestro del telefono di Palamara e di tutte le sue chat. Con la caduta di Palamara, tramonteranno le candidature "fiorentine". Perché Firenze, nel "sistema" che Palamara ha raccontato prima suo malgrado, poi in un’intervista diventata un libro, ha un ruolo tutt’altro che secondario.

Torniamo alla cerimonia del 2016. A salutare Viola c’è Cosimo Ferri, all’epoca sottosegretario alla giustizia. E immediatamente dietro a Viola, in seconda fila, spunta la chioma biondissima di Alessia Sinatra, che è volata da Palermo - dove da pochi mesi è arrivata alla locale Dda - pur di non mancare all’insediamento del magistrato impegnato, come lei, nell’antimafia. E’ la donna dell’ultimo scandalo, che riguarda proprio Firenze e il suo più alto in grado in procura, Giuseppe Creazzo, che per le accuse della Sinatra si ritrova oggi sotto processo disciplinare del Csm.

In quel momento, la presunta violenza sessuale che la Sinatra non ha mai denunciato ma che è emersa dalle chat con Palamara, ci sarebbe già stata. Secondo le rivelazioni del libro-intervista di Palamara, il rischio scandalo che gravava sulla testa del procuratore Creazzo, sarebbe il motivo che avrebbe fatto "virare" proprio su Viola per la procura di Roma. Dunque: la donna che avrebbe messo all’angolo Creazzo, è molto amica di Viola.

Nella notte dell’hotel Champagne, quando il trojan nel telefono di Palamara registra le conversazioni, c’è Cosimo Ferri, nel frattempo diventato deputato, all’epoca in quota Pd come l’altro invitato di lusso all’incontro, Luca Lotti.

Ma per motivare il cambio di orientamento da Creazzo a Viola, si agita lo spettro di un esposto a Genova (che riguarda l’amicizia tra il procuratore capo di Firenze e il chirurgo Giuseppe Spinelli e una "non indagine" su quest’ultimo, fascicolo oggi archiviato) ma non si fa accenno al "pericolo" Sinatra, e neanche alla presenza di un eventuale "bomba" che potrebbe destabilizzare quella candidatura. Va detto anche che le chat acquisite tra la Sinatra e Palamara – quello in cui il procuratore Creazzo viene a più riprese definito "porco" – riguardano un periodo limitato: ovvero dal 9 maggio, il giorno successivo alla notte dell’hotel Champagne, e il 30 maggio 2019. Pochi giorni, in cui l’unico accenno a una volontà "battagliera" si potrebbe riscontrare nell’affermazione "Sono pronta a tutto lo sai". Ieri, Palamara, intervistato da Radio Anch’io, ha ribadito che alla Sinatra, riguardo alle presunte avanches, "ho sempre suggerito quello che doveva essere fatto: valutare se denunciarlo o meno".

Ma nel "sistema" di cui parla Palamara, c’è anche la politica. Firenze, con le sue inchieste, ha avuto un ruolo abbastanza strategiche sul destino di Renzi. Prima, l’ufficio di Creazzo ha ottenuto l’arresto dei suoi genitori, poi, con l’inchiesta sulla Fondazione Open (divampata però dopo la "guerra" per Roma), è stato messo nel bersaglio tutta la spina dorsale del renzismo, dalla Boschi a Carrai.