Il mistero di Kata. Nei borsoni e nei trolley non c’è traccia di sangue, l’enigma riporta all’Astor

Gli accertamenti della procura proseguono nella stanza della bambina frequentata anche dai due zii indagati: anche lì rilevata sostanza ematica

Firenze, 22 settembre 2023 - Non ci sono tracce di sangue nei due trolley e nel borsone sequestrati dai carabinieri all’indomani della scomparsa di Kata. Gli accertamenti, commissionati dalla procura al genetista Ugo Ricci, però proseguono, per capire se, dentro le valigie, ci siano comunque altri elementi che riconducano alla piccola peruviana di cui si sono perse le tracce dal 10 giugno scorso. I bagagli erano usciti dall’hotel Astor di via Maragliano, a Firenze, proprio quel pomeriggio in cui sono iniziate le ricerche della piccola peruviana. Erano in mano a due donne, cugine peruviane, e di un occupante rumeno, oggi iscritti sul registro degli indagati. Quest’ultimo, assistito dall’avvocato Andrea Ricci, ha fornito una memoria che, tramite il geolocalizzatore dello smartphone, ricostruisce il tragitto compiuto il giorno della scomparsa di Kata. Un vero e proprio alibi, che porta a una lavanderia vicina all’albergo occupato dove il rumeno avrebbe portato a lavare gli indumenti che c’erano dentro, rientrando poi nella struttura con lo stesso borsone, sequestrato il 17 giugno dai carabinieri. I primi riscontri gli stanno dando ragione.

Ma le operazioni proseguono, anche sulla sostanza ematica isolata in una delle tre stanze - la 104 - in cui ha vissuto Kata e dove avevano accesso anche i due zii, recentemente indagati per la scomparsa: quello materno, Abel Argenis Alvarez Vasquez, già detenuto per il presunto racket degli affitti, e Marlon Edgar Chicllo. Sul rubinetto della "104" c’era senza alcun dubbio di sangue, resta da vedere a chi appartiene: la risposta nelle prossime ore. Se fosse sangue di Kata, sarebbe un sentiero da seguire.

La caccia, finora negativa, alle tracce di Kata nelle valigie fa prendere sempre più consistenza alla necessità, da parte degli investigatori, di rientrare dentro l’edificio dove questo enigma è cominciato. Quanto meno per escludere che ogni possibilità: nuclei speciali potrebbero abbattere anche muri e pavimenti.

D’altronde non c’è una pista privilegiata sui cui la Dda si è concentrata. I pm sono partiti dalla testimonianza dell’amichetta di Kata fino all’ipotesi di uno scambio con quella stessa bimba. E lei, quattro anni, molto simile alla piccola scomparsa, potrebbe aver assistito a qualcosa, visto che, come ha ripetuto sua madre davanti alle telecamere di "Chi l’ha visto?", alla pm Christine Von Borries descrisse la scena di una persona che afferra Kata per un braccio. C’è davvero questo "lupo"? E chi è? Da dove è entrato? Come è uscito?

La mamma di Kata, Katherine Alvarez Vasquez, punta sempre il dito verso Lidia, l’"amministratrice" delle famiglie rumene occupanti, perché convinta che sappia qualcosa che si è tenuta per sé. Lei ha sempre risposto alle accuse dicendo che quel pomeriggio era nella sua stanza dopo le pesanti cure a cui si sottopone, ma una nuova testimonianza, di una persona che abita vicino all’Astor, dice che era proprio lei a chiamare Kata alle 15.01, dopo che era uscita in strada per seguire il fratellino e gli altri bambini. La donna, finora mai ascoltata, è stata subito convocata dai carabinieri.

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