Isolotto, il rione giardino chiede cura: "Più pulizia e luoghi di aggregazione"

Il quartiere di Fabiani e La Pira non è più il Bronx, ma resta l’antica paura di essere dimenticati "La nostra bibliotechina deve essere valorizzata. Bene la nuova piazza, ma la sera è terra di nessuno".

Isolotto, il rione giardino chiede cura: "Più pulizia e luoghi di aggregazione"

Isolotto, il rione giardino chiede cura: "Più pulizia e luoghi di aggregazione"

di Carlo Casini

FIRENZE

Un tempo era solo un isolotto tra l’Arno e un suo ramo secondario lungo via Torcicoda, che proprio perché ne seguiva le anse in maniera sinuosa come la coda di un gatto, prese il buffo nome. Poi arrivarono i sindaci Fabiani e La Pira che qui videro la nuova frontiera urbanistica e sociale di Firenze, creando la città giardino che è. Ma oggi cosa farebbero gli isolottini, se fossero loro stessi sindaci?

Il giro non può che partire dalla rinnovata piazza cuore del quartiere. "Prima cosa aumenterei la pulizia delle strade, pago 187 euro di Tari e i cassonetti hanno tutto il sudicio fuori – sciorina Carlo Mannucci, anziano che fa crocchio con gli amici sulle panchine accanto al vivace mercato – Poi in questa piazza hanno fatto un buon lavoro ma c’è tutta terra che diventa fango quando piove. Ma della vecchia biblioteca di viale dei Pini cosa ne fanno? Dovrebbero rilanciarla come centro culturale e associativo, per prendere un libro bisogna andare lontano, fino a via Chiusi, ma soprattutto era un luogo per stare insieme alle persone confrontarsi. E più spazi per i giovani così non starebbero sempre col cellulare in mano, oppure, la sera d’estate giocano a pallone fino a tardi trasformando la piazza in un palcoscenico di ignoranza tirando pallonate al soffitto del nuovo mercato".

"Soprattutto – ammonisce – bisogna stare attenti alla droga che è tornata, certo fino agli anni ‘80 era peggio, questo quartiere lo chiamavano il Bronx mentre ora è ricercatissimo, come lasci una casa c’è un esercito che la vuole, perciò dovremmo investirvi per renderlo ancora più vivibile: non ci vuole molto, basta la volontà. Per un periodo c’era il gazebo di Municipale qui, che fine ha fatto?". "Non è possibile poi che dal ponte dalla tranvia non si passi più per paura dei delinquenti che aggrediscono di continuo" prende la parola l’amico accanto a lui.

"Andrebbero rifatti subito i marciapiedi, in particolare in via Torcicoda, è davvero difficile muoversi in carrozzina – suggeriscono Carla Francalanci e la badante Alexia –. Bisognerebbe che chi governa la città provasse a girare per un giorno in carrozzina per testare con mano le difficoltà".

Seconda piazza, Batoni: qui sono i tempi semaforici da quando è stata spaccata nel mezzo dalla tramvia il problema: "Se fossi sindaco studierei una soluzione, come una passerella sopraelevata, progettata con un bel design da un architetto – indica Silvia Innocenti mentre i pedoni si gettano in folli corse tra le strombazzate delle auto a lanterna ancora rossa dopo aver aspettato a lungo invano – Pochi aspettano il verde, soprattutto al semaforo verso via Palazzo dei Diavoli".

Prendiamo il tempo del rosso: un minuto e 50: "Ma certi cicli della mattina sono pure più lunghi, tanto che a volte conviene fare il giro fino a metà viale Talenti". "Anche per la svolta delle auto verso via Dosio il semaforo verde dura pochissimo e ha un rosso infinito", fa notare Martina che sta pazientemente aspettando il secondo verde per passare. C’è poi il nodo mai risolto del più grande parco del quartiere, l’Argingrosso: "Basterebbe poco per riqualificare, non importa il faraonico progetto del parco Florentia – dicono Peppe e Francesca che qui stanno godendo la giornata primaverile– Una decina d’anni fa al Quartiere passò la proposta di mettere barbecue e tavolini per fare la brace, poi dal Comune non si è saputo più nulla. Sarebbe un bel modo di far vivere il parco alle famiglie, anche perché da quando li hanno levati al parco di San Donnino, in città non è rimasto nulla di raggiungibile, bisogna arrivare minimo a Poggio Valicaia. E poi visto che il nuovo parco deve sensibilizzare all’ambiente, se fossimo sindaci faremmo un centro-zoo per il recupero degli animali, come quello di Galceti a Prato, dove i bambini possono imparare a conoscerli e rispettarli".

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