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Isole di calore: asfalto anche a cinquanta gradi: "Manca una diffusione delle aree verdi"

Le isole di calore a Firenze: zone urbane con temperature estreme. Necessario aumentare verde e materiali riflettenti per contrastare il caldo.

Isole di calore: asfalto anche a cinquanta gradi: "Manca una diffusione delle aree verdi"

L’area intorno alla Mercafir, via Pratese, viale Guidoni nella zona vicino all’areoporto, l’Osmannoro, via Giuseppe Di Vittorio e per il centro la piazza del Mercato centrale e anche Largo Annigoni. Se è vero che in queste giornate di caldo torrido si respira male ovunque, queste sette zone sono quelle (secondo una mappatura di Cnr, Comune e università) da cui stare più lontano possibile. Sono le famose isole di calore, una sessantina in tutta la citttà secondo lo studio. In queste aree, nelle ore più pese, l’asfalto può raggiungere temperature che superano i cinquanta gradi, come quelle del deserto del Sahara insomma.

Si parla di aree urbane che presentano una temperatura più elevata, per colpa dell’alta densità di palazzi e cemento abbinata alla concentrazione di pavimentazioni come l’asfalto che rispetto al verde trattengono il calore. Un problema particolarmente sentito dall’amministrazione che nell’ultimo Poc ha inserito la previsione di un milione e mezzo di metri quadri di nuovo verde e una cura dell’ombra per abbassare le temperature in estate e combattere queste famose isole.

Ma in questi giorni di caldo nordafricano un altro monito è arrivato dagli ingegneri fiorentini, dopo aver visto collocare Firenze al penultimo posto tra le città più calde d’Italia nella graduatoria di vivibilità de Il Corriere della Sera e de Ilmeteo.it. I professionisti chiedono ora più alberi e spazi verdi, per stroncare le temperature di almeno dieci o addirittura venti gradi.

"La nostra città ha già diverse aree verdi, alcune anche molto grandi – spiega Il coordinatore della commissione ambiente dell’Ordine Stefano Corsi – ma manca una diffusione capillare nelle strade e nei quartieri. Bisognerebbe, quindi, ridurre lo spazio delle strade dedicato alle auto per poterlo riconvertire a verde, con politiche che non penalizzino i cittadini". Bene quindi il verde sì, ma quello che serve per gli ingegneri è una diffusione uniforme, non solo grandi spazi disseminati qua e la.

Ma attenzione, nonostante le piante siano nostre alleate, per Corsi non sono le uniche che possono fare la differenza: "Per quanto l’azione più importante per ridurre il caldo afoso sia aumentare il verde – spiega – A livello progettuale si possono fare anche altri interventi che aiutino a mitigare la scarsa ventilazione e l’alta umidità della nostra città".

Per il coordinatore infatti anche scegliendo materiali riflettenti per i rivestimenti degli edifici, abbassandone il fabbisogno di climatizzazione anche del 50%, o sostituendo l’asfalto con altri materiali che assorbono meno calore, soprattutto nelle aree pedonali o nei parcheggi la temperatura si potrebbe ridurrea di 5-10 °C.

Insomma, se da un lato è l’anticiclone a spingere in alto il termometro, dall’altro è una conformazione urbana carica di isole di calore che amplificano ogni singolo grado percepito.

Gabriele Manfrin