
"Io, Pirandello e la realtà del teatro"
di Barbara Berti
"Lo spettacolo fa entrare lo spettatore in un flusso di parole capace di restituire la capacità pirandelliana di disinnescare il pensiero logico: di fronte all’esperienza dolorosa della vita il teatro resta l’unica realtà in grado di afferrare il mutante presente". Parola dell’attore, regista e drammaturgo Sebastiano Lo Monaco in merito a "L’uomo dal fiore in bocca, l’ultima recita" in scena al Teatro della Pergola dal 18 al 23 aprile (ore 21, giovedì ore 19 e domenica ore 16), libero adattamento di Roberto Cavosi da "L’uomo dal fiore in bocca". Ancora una volta tra Pirandello e Lo Monaco si rafforza quel legame naturale, che va oltre i comuni natali siciliani e l’amore per il teatro: tra Pirandello e Lo Monaco scorre l’essenza del teatro, quella più pura, fatta di storia e arte, di radici e sentimenti.
Cosa la affascina della poetica di Pirandello?
"Pirandello parla di uomini infelici e depressi e io da sempre soffro di crisi depressive. Più affascinato di così!".
Ha interpretato tanti testi di Pirandello: qual è il suo preferito?
"L’Enrico IV. Nel testo a un certo punto, c’è una frase ‘sono o non sono’ che ricorda ‘essere o non essere’ di Amleto: per me è l’Amleto italiano, un capolavoro assoluto".
Si ritrova nel personaggio?
"Non ho in comune la follia del protagonista che, però, quando guarisce dalla vera pazzia, è un uomo che in qualche modo è un antesignano della depressione anche se nel 1921, quando Pirandello l’ha scritto, non era stato ancora definito male oscuro. Ma è un uomo che si autoesclude dal mondo, decide di non essere più capace di vivere nel mondo perché in fondo trova che tutti gli altri sono maschere, nella vita tutti portano maschere che ridono che lui definisce ‘insopportabili per un uomo che è tornato a una sua verità, una sua essenza dell’essere".
"L’uomo dal fiore in bocca, l’ultima recita" che spettacolo è?
"Cavosi è un autore giovane che ha riscritto il testo in modo sorprendente e affascinante dove rimangono integre tutte le battute dell’atto unico originale. Viene portata in scena la descrizione del rapporto tra un capocomico, il mio personaggio, e un suo attore, interpretato da Claudio Mazzenga. Due anime fragili e ferite, colte in una piccola stanza d’ospedale la sera in cui avrebbe dovuto debuttare con il loro ultimo spettacolo: proprio ‘L’uomo dal fiore in bocca’ di Pirandello. Due uomini ‘piccoli’, ma umanamente grandi nel sapersi commuovere e nel farci commuovere".
Il sogno nel cassetto?
"Un nuovo spettacolo a teatro insieme al regista Yannis Kokkos, con cui ho lavorato per l’Enrico IV".