"Io in trincea ma ancora senza cittadinanza"

Hamilton, giovane infermiere albanese che ogni giorno si batte contro il virus, scrive a Mattarella: "Regolarizzate noi stranieri"

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FIRENZE

"Mi chiamo Hamilton Dollaku, sono un cittadino albanese e svolgo da ormai due anni il lavoro di infermiere in Italia, dove mi prendo cura di pazienti con malattie cardiologiche, polmonari e ortopediche". Comincia così la lettera di un giovane professionista straniero, educato e composto che snocciola un intalino impeccabile e che le idee chiare come uno specchio, nononostante l’età verde, appena 27 anni. Questa è la storia di un ragazzo che ha cullato un sogno, l’ha agganciato e se lo tiene stretto. Di un ragazzo che lavora al Don Gnocchi e con ogni giorno, in questa fase delicatissima, tira fuori petto e orgoglio e dà il meglio di se stesso per aiutare gli altri, incurante dei rischi del nemico silenzioso, il Covid 19. Tutto bello? No, perché questa è anche la storia di un ragazzo finito nella reti limacciose della burocrazia di casa nostra che ancora, di fatto, non lo riconosce a tutti gli effetti cittadino italiano, nonostante il lavoro a tempo indeterminato.

La lettera di cui sopra non ha come destinario un semplice dittadino ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al quale Hamilton chiede aiuto. E racconta qualcosa della sua storia che poi è storia di tanti ragazzi stranieri come lui. "In questi anni le cose sono peggiorate notevolmente per noi cittadini extracomunitari, in particolar modo con l’emanazione del Decreto Sicurezza, che ha complicato sempre di più la situazione: infatti, tra i vari provvedimenti, questo decreto ha aumentato il tempo limite per la concessione della cittadinanza da 2 anni a 4 anni con effetto retroattivo". La lettera di Hamilton prosegue: "In questo difficile momento per il paese, tanti come me tra medici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti, volontari delle varie associazioni e tante altre figure professionali di diversa etnia, cultura e religione lavorano fianco a fianco ogni giorno con passione e coraggio perché crediamo nell’Italia, nei suoi valori e nella sua Costituzione. Non conta il colore della pelle o il paese dal quale si proviene. Siamo in prima linea contro il nuovo coronavirus, che sta causando morte e disperazione, affianco ai pazienti. E combattiamo da anni ogni tipo di malattia e vogliamo continuare a farlo in Italia". E "in uno Stato di emergenza, negarci il permesso di soggiorno o la cittadinanza, che ci garantisce una protezione sociale, lasciandoci nella zona grigia dell’insicurezza, non ha effetti dannosi solo per noi ma per la collettività".

A fianco di Hamilton nella sua battaglia ci sono i sindacati. Dice Gianluca Lacoppola, segreteria Cgil Firenze: "La crisi sanitaria in corso e il conseguente distanziamento sociale ripropone con urgenza il tema dei diritti degli “extracomunitari” nel nostro paese, le loro difficoltà ad ottenere il permesso di soggiorno e la cittadinanza. Sono proposte che facciamo da tempo, ma oggi che servono più che mai l’impegno di tutti e una società più giusta e coesa, lo ripetiamo: occorre cancellare i Decreti Sicurezza e uscire dalla linea tracciata molti anni fa dalla Legge Bossi Fini, serve avviare un percorso di regolarizzazione per i migranti presenti nel nostro Paese, anche per offrire a tutti le tutele del sistema sanitario e del welfare, e l’assegnazione della cittadinanza per tutti coloro che con il loro lavoro aiutano il paese a resistere e lo aiuteranno a rialzarsi siano essi lavoratori in agricoltura, nell’edilizia, nei servizi di cura, nella sanità, nel settore delle pulizie o della logistica".

Emanuele Baldi

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