«Il lavoro c’è ma nessuno lo vuole. Non si trova l'insegnante di sostegno»

Fiesole: parla la mamma di un bambino con disabilità: "Rifiutano tutti, da due mesi dicendo che Pian del Mugnone è lontano"

Il piccolo con la mamma Elena Olmi aspetta da ottobre un aiuto

Il piccolo con la mamma Elena Olmi aspetta da ottobre un aiuto

Fiesole (Firenze), 5 dicembre 2018 - La mancanza di insegnanti di sostegno colpisce anche Fiesole. Da due mesi, la direzione didattica dell’Istituto comprensivo Ernesto Balducci sta chiamando a casa i potenziali docenti abilitati ma nessuno si presenta per coprire il posto, che è disponibile alla scuola materna Luigi Casini di Pian del Mugnone.

La conseguenza è che un bambino di cinque anni e mezzo, che ha bisogno di aiuto per prepararsi per la «primina», è da ottobre senza un sostegno specializzato, nonostante i solleciti della scuola e le richieste da parte dei genitori. Il piccolo è affetto da un deficit neurologico, che gli impedisce di parlare.

«E’ un bambino intelligente ma non riesce ad articolare le parole. Ora che è più grande, il confronto con i compagni lo sta portando ad isolarsi. Per questo – spiega la mamma, Elena Olmi – la Asl gli ha riconosciuto il diritto ad avere una figura accanto per aiutarlo a relazionarsi con la classe».

Il certificato rilasciato sulla base della legge 104, riconosce come congrue alla situazione tre ore giornaliere di assistenza, per un totale di 12 settimanali. «Il tutto fino al 30 giugno e con possibilità di rinnovo per il prossimo anno. Nonostante ciò – prosegue la mamma Elena – il candidato individuato dalla scuola una quindicina di giorni fa, dopo vari tentativi andati a vuoto, non si è presentato».

«Abbiamo chiesto spiegazioni – prosegue la mamma – e la risposta ci ha lasciati sconcertati: Fiesole sarebbe infatti fuori mano e con questo monte ore, ci hanno detto dalla scuola, sarà difficile trovare qualcuno».

La famiglia non si arrende. Il bimbo continua a frequentare le lezioni. Ma nonostante la disponibilità delle insegnanti ogni giorno che passa le difficoltà aumentano. Tanto che il piccolo avrebbe detto di non voler più andare a scuola. «Come familiari non sappiamo più come aiutarlo – prosegue Elena –. Ci sentiamo lasciati da soli. Le cure con il logopedista sono a nostro carico e adesso che la legge ci riconosce l’insegnante di sostegno, nessuno riesce a far rispettare i diritti di un bambini malato. Un paese civile - si sfoga chiudendo la mamma - dovrebbe garantire a tutti i suoi cittadini pari dignità, soprattutto a quelli più fragili».

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