REDAZIONE FIRENZE

Infermieri malati, botta e risposta a Ponte a Niccheri

Il rappresentante dei lavoratori chiede di indagare sulle patologie alla tiroide di 11 sanitari su 19 ma Morello esclude rischi nelle sale operatorie

In tanti, 11 su 19 infermieri di lunda data delle sale operatorie multidisciplinari di Ponte a Niccheri negli ultimi anni hanno riscontrato patologie più o meno gravi alla tiroide. Un caso? Può darsi. Ma il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza dell’ospedale Santa Maria Annunziata Domenico Mangiola (Cobas) vuole vederci chiaro e in una lettera-denuncia ai vertici della Asl chiede di valutare immediatamente la situazione. "Dei 34 infermieri in servizio alle sale operatorie, in 19 sono assunti da più di due anni – sottolinea il rappresentante dei lavoratori -. Tra loro 3 hanno avuto negli ultimi anni un tumore tiroideo accertato ed operato, 7 hanno gozzo, noduli o struma tiroideo, due una tiroidite". Sono tutti operatori infermieristici over 45 anni. Nessun caso invece tra i 15 neoassunti. Si tratta, dice Mangiola, "di una situazione insolita, complessa e articolata che richiede una dovuta attenzione degli organi competenti e degli esperti radiologici". E chiede all’azienda di aprire un "focus" che determini le cause "contribuendo così a rimuovere eventuali fattori di rischio o altre anomalie". Le sale operatorie del Santa Maria Annunziata sono sei: 3 di nuova costruzione si sono aggiunte alle altre 3 di vecchia data. Per queste ultime Mangiola e i Cobas chiedono la consultazione del "documento preventivo", ossia la valutazione di rischio radiologico. D’altra parte, spiega il professor Ferruccio Santini, direttore dell’UO endocrinologia 1 di Pisa, "le patologie alla tiroide sono molto diffuse e di vario livello: da quelle nodulari, che nella massima parte sono benigne e in minima tumori facilmente curabili, fino a ingrandimenti della ghiandola che portano a gozzo a volte associato a noduli". Esiste poi una predisposizione su base genetica, in particolare per le malattie autoimmuni, tra le più frequenti patologie e dalla causa sconosciuta. "In alcuni individui predisposti, fattori ambientali possono innescare la vera e propria malattia – spiega il professore -, ma essendo patologie molto frequenti ci vogliono numeri molto grandi per stabilire un nesso causa-effetto tra un determinato evento e l’insorgere di una di queste malattie". Le radiazioni possono rappresentare un fattore scatenante, "ma di una certa intensità nel caso dei tumori e soprattutto se subite nei primi anni di vita".

Immediata la risposta del direttore generale Asl Paolo Morello che rispedisce al mittente le ipotesi avanzate da Mangiola: tutte le sale operatorie, sottolinea, sono dotate di sistemi di rilevazione radioprotezionistica e di schermature. Vengono effettuati controlli periodici, utilizzati i dispositivi di protezione individuale e il controllo delle apparecchiature radiogene, oltre a una corretta formazione in materia di radioprotezione.

"Tutti i lavoratori classificati come esposti al rischio – dice - sono sorvegliati e le dosimetrie del personale delle sale operatorie non ha evidenziato superameti delle misure di esposizione". Morello ricorda poi che dai dati scientifici, non emerge correlazione "tra le patologie osserviate e l’esposizione professionale". Ma, promette, la medicina preventiva e la fisica sanitaria continueranno il monitoraggio dei casi con tutti gli strumenti scientifici disponibili.

Manuela Plastina