Firenze, 27 novembre 2023 – Una ricerca coordinata dalle Università di Firenze e Ferrara ha indagato sul fenomeno dei così detti incendi fantasma, ed è riuscita ha spiegarne le potenziali conseguenze. Ma facciamo chiarezza: in alcune particolari zone, come quelle umide continentali e costiere, il terreno si distingue per un elevato contenuto di sostanza organica (resti di piante e animali) che si è accumulata nel corso dei millenni. In questi territori può accadere che il terreno, chiamato torba, prenda fuoco spontaneamente. Il problema è che l’incendio, una volta consumati i sedimenti in superficie, viene alimentato dalla sostanza organica nel sottosuolo, scomparendo totalmente alla vista.
Quali sono le conseguenze di questo particolare fenomeno? lo spiega Gianluca Bianchini, coordinatore dell'unità di ricerca dell'Università di Ferrara: “In seguito alla bonifica e alla conversione da aree paludose a terre emerse costiere nel delta del Po, i depositi sono oggetto di un particolare fenomeno di combustione spontanea che si sviluppa tra i 30 e 65 cm sotto la superficie, i così detti incendi fantasma. Tali incendi, che si innescano durante la stagione estiva, possono proseguire anche per anni, fino al totale consumo della materia organica, che costituisce il loro combustibile, con una duplice minaccia per l'ambiente: un significativo rilascio di gas serra (principalmente CO2) e un'alterazione degli originari livelli di concentrazione dei metalli presenti nel terreno".