In Toscana il primo capo di stato nero Un film sul “Moro di Firenze“

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di Letizia Cini

Mixed-race, questa sarebbe la definizione oggi, nell’epoca del politicamente corretto. Alessandro de’ Medici (1510– 1537) è un membro della potente famiglia che tanto lustro ha dato alla Toscana. Duca di Penne dal 1522, poi signore di Firenze dal 1523 al 1527 e dal 1530 al 1532, infine Duca della Repubblica Fiorentina dal 1532 alla sua morte, vanta il titolo di primo esponente della dinastia Medici afro-italiano. Ribattezzato il “Moro“ per il colore della pelle, come Daphne Di Cinto (la giovane regista che ha ricostruito la vicenda in un film) anche Alessandro era quindi un italiano nero. Sua madre era una serva mulatta di casa Medici, identificata come Simonetta da Collevecchio: riconosciuto figlio illegittimo di Lorenzo II de’ Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico, secondo molti studiosi sarebbe invece figlio naturale del cardinale Giulio de’ Medici, diventato papa Clemente VII, il 219° papa della Chiesa cattolica, dal 1523 alla morte.

"Alessandro de’ Medici di fatto è il primo capo di stato nero dell’Europa Occidentale in epoca moderna - le parole della regista - . Nonostante l’importanza della posizione che ha ricoperto, la sua storia è passata in sordina e le sue origini sembrano essere fonte di dibattito : ho voluto riportare alla luce la vicenda, perché pochi conoscono l’esistenza del Moro di Firenze e tanti si stupiscono che una persona dai tratti africani, ben 500 anni, abbia ricoperto un ruolo di rilievo. Duca, non servitore".

Il Moro venne assassinato in una congiura ordita da suo cugino Lorenzino de’ Medici, spinto da oscuri risentimenti o da insidiosi ideali umanistici del tirannicidio. Lorenzino lo attirò con un pretesto a casa sua, nella notte fra il 6 e il 7 gennaio 1537, e lo assassinò con l’aiuto di un sicario. Ancora giovane, Alessandro morì senza eredi: le sue spoglie mortali sono regolarmente sepolte nella Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo, nella stessa tomba di Lorenzo di Piero de’ Medici. Ma il suo nome non è ricordato in nessuna targa e non rimane traccia della sua esistenza.

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