Gli imprenditori filantropi aiutano i colleghi in crisi. Ecco come

È la mission dell’associazione senza fini di lucro 'Imprenditore non sei solo' che ha fatto tappa per la prima convention nazionale nell’area fiorentina

Paolo Ruggeri formatore e presidente dell’associazione 'Imprenditore non sei solo'

Paolo Ruggeri formatore e presidente dell’associazione 'Imprenditore non sei solo'

Firenze, 28 settembre 2019 - Una mano tesa a chi è in difficoltà nella gestione di una azienda, non in termini però di capitali ma di competenze e professionalità. È la mission dichiarata dell’associazione senza fini di lucro «Imprenditore non sei solo», costituita un anno fa, che oggi ha fatto tappa per la prima convention nazionale nell’area fiorentina, all’Hotel Gate di Sesto Fiorentino, con partecipanti provenienti da tutta Italia.

Il gruppo è attualmente costituto da 414 imprenditori ‘filantropi’ ed in un anno sono stati oltre 160 gli imprenditori aiutati, circa 25 dei quali toscani: «Non eroghiamo contributi economici- spiega Paolo Ruggeri formatore e presidente dell’associazione con Enrico Tosco - ma regaliamo formazione a imprenditori in difficoltà, spesso a capo di piccole aziende con pochi addetti che sono già fallite o sull’onda del fallimento. Molto spesso infatti chi si trova in queste condizioni di difficoltà non vede vie di uscita, non sa a chi rivolgersi e, cosa ancora più grave, può trovare sulla sua strada anche sciacalli che magari gli sottraggono anche le ultime risorse economiche per soluzioni che poi non arrivano. Noi mettiamo a disposizione dei colleghi le nostre competenze che vanno dalla gestione finanziaria a quella delle risorse umane passando per l’etica di impresa: tutto ciò in corsi mensili, che teniamo a Roma e Bologna, cui partecipano mediamente 70-80 persone. Oltre a questo possiamo contare su una rete di professionisti, avvocati, commercialisti ma anche psicologi volontari che mettono a disposizione le loro competenze».

Tutte le iniziative e consulenze sono gratuite per i partecipanti ed i fondi per organizzarle arrivano dall’autotassazione degli imprenditori ‘soci’ che pagano 120 euro l’anno e mettono a disposizione una giornata al mese per fare da coach dopo essere stati, a loro volta, formati. Il manifesto dell’associazione prevede però una regola fondamentale, quella del patto di non vendita: i referenti territoriali, i professionisti ed i soci fondatori sono obbligati cioè a non farsi pagare eventuali servizi o consulenze forniti agli assistiti dopo il primo contatto, pena espulsione immediata dall’associazione.

I vantaggi per chi aiuta dunque - secondo i referenti dell’associazione - non sarebbero di ordine economico ma solo di orgoglio e «karma positivo» derivante dall’aver compiuto una buona azione. L’unica deroga al sostegno di tipo economico è consentita per l’eventualità più tragica ma purtroppo in drammatica crescita, quella del suicidio di un imprenditore: l’associazione infatti in un anno ha già aiutato con questa modalità le famiglie di alcuni imprenditori che, purtroppo, non sono riusciti a vedere la ‘luce in fondo al tunnel’. 

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