GIAMPAOLO MARCHINI
Cronaca

Il tecnico gentiluomo. Casa a San Domenico e tennis con Pontello. Arrivò in Uefa con la B2

Sorseggiando spremute d’arancia costruì una Fiorentina competitiva trascinata dalla coppia formata da Baggio e Borgonovo. Lontano dal campo, famose le battaglie con la racchetta al ’Match Ball’.

Il tecnico gentiluomo. Casa a San Domenico e tennis con Pontello. Arrivò in Uefa con la B2

Eriksson al suo arrivo in viola

Aveva preso casa a San Domenico, in via delle Fontanelle, lungo quelle meravigliose colline con vista inimitabile su Firenze che lo aveva stregato. Nel verde, ma a due passi dallo stadio e quattro dai campi da tennis del Match Ball che lo hanno visto protagonista di mille ’battaglie’ con Marcello Mammoli, il super tifoso viola, e Ranieri Pontello, il presidente viola (con il quale aveva un rapporto di stima reciproca) che l’anno prima aveva lasciato la carica a Pier Cesare Baretti.

I due anni da allenatore della Fiorentina di Sven Goran Eriksson sono rimasti indelebili nella memoria di chi ha condiviso il percorso in viola con il gentiluomo di Sunne, scomparso ieri dopo una breve ma spietata malattia che non gli ha lasciato scampo. Una malattia, condivisa non solo con il mondo sportivo, e che lui ha affrontato con il sorriso e sempre in maniera pacata. Come faceva quando doveva dialogare con i suoi giocatori – magari con l’immancabile spremuta d’arancia da sorseggiare con calma – per (ri)costruire una Fiorentina competitiva, aggrappata intorno all’immenso talento di Roberto Baggio. In viola arrivò il 2 giugno del 1987 dopo un tira e molla lunghissimo. Non era solo l’allenatore, era anche un gestore vero e proprio, antesignano del manager all’inglese, appunto. Come il suo carattere, con l’umorismo glaciale sempre pronto. Mai musone.

Arrivò promettendo un piazzamento in Europa, ma la prima stagione si concluse con un ottavo posto e un’eliminazione agli ottavi di Coppa Italia. Stagione tra alti e bassi, con Rebonato che non riuscì a ripetere il grande anno di Pescara, fermandosi solo al gol contro la Juventus. Tanto che Sven dovette aggrapparsi ai gol di Ramon Diaz, il puntero triste che solo Eriksson riusciva a far sorridere. O meglio, un abbozzo di sorriso. Sviluppò il talento di Nicola Berti, anche se entrambi poi furono venduti all’Inter. Non si perse d’animo e ripartì con il sorriso, il solito.

E la successiva stagione fu quella della nascita della leggendaria B2, formata da Baggio e Borgonovo. Un vero e proprio capolavoro non solo tattico, ma anche motivazionale e di scelte. Quella di Borgonovo fu geniale; meno quella di non affidarsi a Diego Aguirre, puntando anche sul ’vecchio’ Pruzzo che lo ripagherà alla sua maniera. Già, visto che il campionato della Fiorentina si chiude al settimo posto e lo spareggio finale vinto contro la Roma proiettò i viola in Coppa Uefa nella stagione successiva. Spareggio deciso da chi, se non dal Bomber di Crocefieschi, che da ex affondò la ’sua’ Maggica. Vittoria a Perugia che spalancò le porte alla cavalcata europea fino alla finale persa – discutibilmente – contro la Juventus.

Ma il tempo di Eriksson a Firenze stava volgendo al termine. Le idee sue e della società non collimavano più. Ma soprattutto il richiamo del Benfica, che stava allestendo una squadra di grande qualità – perderà la finale di coppa dei Campioni con il Milan di Sacchi –, fu irrinunciabile.

Un dispiacere lasciare la ’sua’ Firenze, fatta soprattutto di grandi rapporti umani, anche fuori dal campo. Un semplice "Ciao", come si conclude il documentario ‘Sven’, realizzato da Amazon proprio in onore del "Grandissimo gentiluomo", come lo ha ricordato con due semplici parole Ranieri Pontello. Compagno di doppio e di piacevoli conversazioni. Rigorosamente accompagnate da un’aranciata.