REDAZIONE FIRENZE

Il teatro ha un amico in più "Vi prego, non demolitelo"

Anche lo storico dell’arte Tomaso Montanari sposa la battaglia del comitato "Pensare di tutelare il monumento come vuol fare il Comune è un errore"

La battaglia del gruppo di cittadini di Gambassi Terme che si sono costituiti in un comitato per salvare l’ex teatro del paese ha trovato un illustre alleato. Si tratta del professor Tomaso Montanari, storico dell’arte spesso ospite in trasmissioni televisive. L’esperto ha dedicato un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano alla struttura in procinto di essere abbattuta, al posto della quale sorgerà un nuovo edificio con funzione di centro polifunzionale.

L’amministrazione comunale sostiene che l’ex teatro (denominata ufficialmente ex Casa del fascio) è pericolante e che vada demolito; mentre i ‘conservatori’ rivendicano il fatto che almeno la facciata possa essere conservata anche in base ad alcune relazioni tecniche degli anni scorsi. La Soprintendenza, cui il comitato ha chiesto un parere, ha confermato il non interesse culturale dell’edificio, evidenziando però "l’opportunità della conservazione in loco dei segni più eminenti dell’organismo edilizio". Il professor Montanari è invece ancora più diretto e non ha dubbi sulla conservazione tout court: "Sarebbe un errore madornale - scrive - pensare di tutelare quel monumento salvando solo i segni leggibili della sua funzione memoriale: perché l’idea meravigliosa e carica di futuro, l’idea che oggi va tutelata, è che fosse il teatro – cioè la cultura, il vero monumento a quella generazione massacrata dall’inutile strage della guerra".

L’ex teatro gambassino fu progettato nel 1920. Nel 1925 la Società Filodrammatica Rossini ottenne dal consiglio comunale la cessione gratuita di un appezzamento di terreno per "fabbricare la propria sede sociale e pro Cultura generale" con annesso teatro. Due anni dopo l’edificio era già in piedi e fu inaugurato nel 1927. Nel 1929, però, fu requisito dal podestà per farne la sede del Partito Nazionale Fascista. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio subì un incendio e restaurato. Nel dopoguerra (nel 1947), pur rimanendo proprietà dello Stato, fu riaperto come Casa del Popolo e tale rimase fino al 1963. Abbandonato a se stesso, adesso è un rudere, che il comitato vuole salvare e conservare.

"Ci siamo rivolti anche al procuratore della Repubblica perché – fa sapere il presidente Franco Ciappi - ci è sembrato di ravvisato degli illeciti nell’iter che viene portato avanti. Abbiamo inoltre chiesto l’intervento del Difensore civico perché vogliamo che il Comune faccia un regolamento per poter svolgere un referendum con il quale si sancirebbe la volontà della comunità gambassina sulle sorti dell’edificio. Siamo pronti a raccogliere le 200 firme necessarie".

I.P.