Il servo utile non ha secondi fini

Don Francesco

Vermigli

Aiutare, mettersi in gioco per il prossimo, mettersi al servizio degli altri fa bene. Ho in mente tante persone che hanno dato testimonianza di questo. E probabilmente ciascuno può dire la stessa cosa, se si ferma un attimo a ricordare: gente umile e saggia, gente buona e disinteressata; gente serena e lieta, perché ha sperimentato che fare il bene riempie la vita. Persone che hanno sperimentato che fare il bene fa bene; a sé stessi, non solo agli altri.

È sul tema del servizio che Gesù termina le sue parole nel Vangelo di oggi (Luca 17,5-10). Dice che quando avremo fatto quello che dovevamo fare, in quel momento dobbiamo dire che siamo servi inutili. Com’è possibile questo? Com’è possibile che sia inutile un servo? Servire, in effetti, non è mai inutile. Anzi… servire serve, eccome! In realtà, quando Gesù parla di servo “inutile” intende parlare di un servo che non ha un tornaconto, che non opera per un secondo fine; che non ha, appunto, un utile per sé.

Il servizio è fine a se stesso. Se qualcuno fa qualcosa, anche buona, ma per il proprio tornaconto, sta cercando un guadagno personale; ma allora non sarà mai un servo inutile.

Eppure, si diceva, fare il bene fa bene, anche a chi lo fa. Perché chi fa il bene e non lo fa per ottenere un vantaggio – ma perché è mosso dalla compassione, dalla misericordia, da sentimenti di bontà – ma lo fa in maniera disinteressata e generosa, sta bene, è pacificato e vive lieto. Questo perché il bene fatto alla fine misteriosamente ritorna. Tu sei, quello che hai lasciato nel mondo.

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