
Il servizio di ’Farwest’ su Rai 3. Soldi e politica: lo scandalo ai raggi X
Interviste esclusive, confessioni e nuovi spunti sul caso Forteto. Il programma di Salvo Sottile (in foto), ’Farwest’, su Rai 3, ieri sera ha dedicato un approfondimento ai fatti che travolsero la comunità fondata da Rodolfo Fiesoli. Nell’inchiesta condotta dal giornalista Carmine Gazzanni, vengono svelati cruciali rivelazioni sui presunti legami politici, giudiziari e religiosi del Forteto e sulla rete di protezione che avrebbe permesso al fondatore di operare indisturbato per decenni. In onda è andata anche un’intervista a uno dei ragazzi che ai tempi fu ospite della comunità di Vicchio: "Si viveva costantemente un un clima di terrore – esordisce l’uomo –. Mi ricordo che la mia madre affidataria mi accompagnava in camera di Rodolfo Fiesoli, e in più delle volte rimaneva lì con noi". E ancora: "Durante questo incontri - aggiunge – lui ti abbracciava, si strusciava, ti metteva le mani nel sedere. E poi ti diceva: ’Io ti levo la materialità di dosso’. La mia madre affidataria mi diceva di lasciarmi andare".
Seguendo la scia di denaro di quello che sembra essere "un vero e proprio impero economico", il servizio approfondisce anche il versante finanziario. "Si parla di tredici, forse quindici, milioni di fatturato", confessa un’ex collaboratrice di una banca, che nel video preferisce rimanere anonima. Ma dopo l’arresto di Fiesoli che fine hanno fatto tutti questi soldi? "So che non c’era più nulla – continua la donna –, erano spariti, o portati da qualche altra parte. Dopo gli arresti hanno avuto il sentore che qualcuno potesse mettere gli occhi su tutto".
Sul versante politico, invece, interviene Paolo Bambagioni, all’epoca dell’inchiesta consigliere regionale del Pd. "I campanelli di allarme sono stati molti e anche di persone molto autorevoli e forte". A cosa si riferisce? A spiegarlo è lo stesso Gazzanni, autore dell’inchiesta, che tira fuori dal cilindro un documento del 1980 del consiglio regionale con le testimonianza dell’esponente del Dc, Rinaldo Innaco, che già allora raccontava "per filo e per segno cosa accadeva nella comunità".