
Il prete antimafia a Firenze e a Brancaccio: l'esempio di don Pino Puglisi
Al posto del mantello aveva una tunica nera e un collarino bianco, i suoi superpoteri erano il sorriso e una dose generosa di coraggio, i cattivi da combattere erano i mafiosi. Don Pino Puglisi non voleva essere chiamato eroe, nonostante le molte vite di bambini e ragazzi salvate dalle grinfie della criminalità organizzata, che nei primi anni Novanta aveva trovato cittadinanza nel difficile quartiere palermitano di Brancaccio, ostaggio dei pericolosi fratelli Graviano.
Tra i primi sacerdoti antimafia, a trent’anni dalla sua morte (avvenuta nel 1993 per mano di un sicario assoldato da Cosa Nostra) Puglisi rivive nel libro Un prete contro la mafia. Storia di Pino Puglisi, di suoi ragazzi e di Brancaccio, scritto del giornalista Danilo Procaccianti.
"Pino Puglisi ha lottato contro la povertà, l’analfabetismo, la desolazione civile e morale – chiosa l’autore –, a Palermo il suo modo per allontanare i ragazzi dalla strada e dalla criminalità era offrirgli un luogo sicuro in cui crescere". Procaccianti nel suo libro racconta le storie dei ragazzi che si sono salvati, fotografando allo stesso tempo l’altra faccia di Cosa Nostra: "La mafia non è solo quella che spara e terrorizza, la mafia è una mentalità, è un modo di vivere e di stare al mondo– conclude il giornalista. Puglisi ha cercato rompere questo schema, lasciando il segno nelle generazioni future come pochi altri sono riusciti a fare".
Pietro Mecarozzi