LUDOVICA CRISCITIELLO
Cronaca

Il non concerto di Pietro Morello: "La musica ha effetto terapeutico"

Il pianista e tiktoker arriva a Firenze per raccontare le storie dei bambini che vivono in mezzo alle guerre

Musica come veicolo di storie. Quelle che colpiscono dritto al cuore e che scalpitano per essere raccontate, cantate, suonate. È quello che Pietro Morello, pianista classe 1999 e creator tra i più noti su TikTok con 3,5 milioni di follower, fa da un po’ di anni dopo averle vissute sulla propria pelle quelle storie. In mezzo a quei bambini che vivono in zone di guerra, o che sono costretti in un letto di ospedale. In luoghi dove Morello, in quanto è un operatore umanitario, è stato più volte, tra cui Siria, Congo, Ruanda e Kenya, partecipando per buona parte dell’anno a missioni umanitarie con diverse onlus. Le racconterà nel suo "Non è un concerto" in arrivo a Firenze il 16 dicembre al Tuscany Hall. Uno spettacolo, scritto da lui e Mauro Simone che è un vero e proprio viaggio nella sua mente, vista finora solo attraverso la lente dei social, per sperimentare insieme a lui la felicità di avercela fatta, la paura della guerra, la tristezza della morte di un bambino, la gioia di crederci fino in fondo e la voglia di cambiare il mondo.

Perché non è un concerto?

"L’obiettivo è quello di fare musica in modo molto più fisico e interattivo rendendo le persone partecipi delle storie dei bambini che ho incontrato".

Come se lo spiega tutto questo successo?

"Ho iniziato un po’ per gioco con la musica su TikTok in pieno lockdown Poi da lì è iniziato tutto, ho capito che avevo un megafono tra le mani e che non potevo non parlare dei bambini che avevo incontrato durante le missioni".

Ricorda qualche bambino in particolare?

"Sì, durante la mia prima missione tra Ucraina e Romania. Lì incontrai una bimba di nome Maria che con alcuni gesti smosse in me qualcosa".

La musica ha un effetto terapeutico?

"Il suo effetto è terapeutico in quanto a interpretazione perché è in grado di suscitare in noi dei ricordi come un profumo, un suono, e quindi siamo noi ad attribuirle un aspetto positivo o negativo".

È stato vittima di bullismo. Si può perdonare? Ma poi?

"Io perdono, come ho fatto con quelli che mi hanno fatto del male in passato, ogni bambino o ragazzo che ha compiuto atti di bullismo. Ma non perdono gli adulti perché si limitano a parlarne solamente, invece di focalizzarsi sulle cause del bullismo. Il bullo è un bambino maltrattato e che sta male".

Le è mai capitato di incontrare di nuovo uno di quei compagni di classe?

"Ora ho un buon rapporto quasi con tutti loro".