Il Mugello che scricchiola: "Il sistema non regge più"

La voce dei lavoratori: "Non siamo saliti sui trattori, ma siamo con loro"

Il Mugello che scricchiola: "Il sistema non regge più"

Il Mugello che scricchiola: "Il sistema non regge più"

Gli agricoltori mugellani non sono saliti sui trattori della protesta, ma condividono le ragioni dei loro colleghi. In una zona dove agricoltura e zootecnia sono ancora settori di rilievo, le difficoltà si sperimentano tutti i giorni. E la preoccupazione cresce. "Nel giro di pochi mesi – dice Simone Grossi, allevatore di Borgo San Lorenzo - se ne vedranno delle belle. Il sistema non regge più. Non è possibile continuare a farci pagare il prodotto meno di quanto spendiamo per produrlo. Cerchi di reggere, finché ce la fai coi risparmi che avevi da parte, ma poi si è costretti a chiudere. Il latte ce lo pagano 51 cent al litro, sullo scaffale il consumatore lo paga 2 euro e 20. Ma è possibile?". Anche Remo Marchi produce latte, a Firenzuola. E pone la stessa domanda: "Vale per il latte, vale per frutta e verdura. Sullo scaffale il prezzo quadruplica o quintuplica, e al produttore si riconosce una cifra che spesso non copre neppure i costi di produzione. C’è uno squilibrio troppo forte. E diventa ingiusto anche che si paghi poco un prodotto e poi si diano sovvenzioni pubbliche all’agricoltore perché rimanga in piedi. E’ una stortura, un costo per la comunità. Un contributo è anche giusto, perché facciamo un lavoro di manutenzione del territorio. Ma così è troppo, è esasperato". Davide Galeotti è imprenditore agricolo a Firenzuola. E non si tira indietro: "Chi protesta ha ragione: non si può distruggere un settore strategico qual è l’agricoltura per l’integralismo ambientalista: il Green Deal è una sciocchezza. L’attuale crisi della Germania, è dovuto anche a queste strategie assurde che ora vogliono proporci in Europa". E solleva un’altra questione: "Se vuoi che io produca in modo più sano, devi riequilibrare i prezzi dei cereali che vengono dall’estero e sono coltivati con tecniche qui da noi proibite e con costi molto molto più bassi dei nostri". La rabbia è dunque legata ai prezzi, ma anche alla burocrazia. Lo dice Umberto Borgioli, che ha un allevamento di 500 capi a Borgo San Lorenzo: "La protesta è condivisibile, salvo quando sconfina in strumentalizzazioni politiche. Le condizioni che i burocrati impongono a chi lavora sono imbarazzanti. Dobbiamo adempiere a una serie di impegni formali, a una programmazione così stringente e inderogabile come pretenderebbe Bruxelles, ormai avvilente. A fronte di prodotti che devi vendere a prezzi ridicoli. E se non accedi ai contributi, non hai alcuna marginalità, perché il prezzo non è minimamente remunerativo".

Paolo Guidotti