BARBARA BERTI
Cronaca

Il mercante di maschere: "Uno strumento visionario"

Duccio Barlucchi presenta un trittico di eventi: spettacolo, mostra e workshop. L’attore e regista: "La passione della mia vita. I volti nascosti mi affascinano".

Il mercante di maschere: "Uno strumento visionario"

"La maschera? Uno strumento visionario di trasformazione per eccellenza nella storia dell’uomo". Parola di Duccio Barlucchi, teatrante e ’mascheraio’, "nato come attore che poi incontra la maschera e se ne è innamorato". Il 12 aprile (ore 21,30) Barlucchi sarà a Firenze, al ridotto del Teatro Puccini, con lo spettacolo del Teatro d’Almaviva (di cui è fondatore e direttore artistico) dal titolo "Il mercante di maschere". Uno one-man-show di continuo e magico trasformismo, dove Barlucchi è autore dei testi e delle 18 maschere che porta in scena. Inoltre dal 10 al 24 aprile, nel foyer del teatro, si terrà un’esposizione con le opere d’arte realizzate da Barlucchi nell’arco di oltre quarant’anni.

Barlucchi, quando è avvenuto l’incontro con la maschera?

"Nel 1978, avevo vent’anni ed ero un giovane studente d’architettura che muoveva i primi passi sul palcoscenico, frequentavo la Compagnia Garabombo di Firenze. La prima maschera? Pantalone, realizzata da Sandro Becucci. Ho iniziato così una ricerca sulla recitazione con maschere e, affascinato da questo

magico strumento di trasformazione, ho iniziato a costruirle".

E’ iniziato così un lungo viaggio professionale che prova a riassumere con questa mostra al Puccini...

"La mostra è un’antologica di maschere, sculture e quadri. sono tutti pezzi unici che non ho mai voluto vendere e che nel corso del tempo sono rimasti nel mio atelier (che si può visitare in via Guinizzelli, in zona Le Cure, ndr)".

Cosa la affascina della maschera?

"La maschera toglie la mimica facciale, a cui deleghiamo la quasi totalità della nostra comunicazione, e nascondendo svela, libera e disinibisce, esige e risveglia un’intensità fisica ed espressiva amplificata, che dà corpo e voce ad aspetti di sé che a volto scoperto non ci autorizzeremmo, non sapremmo sostenere".

Quale è il filo conduttore dello spettacolo?

"Lo spettacolo fluisce tra personaggi e atmosfere dalla commedia al dramma, esplorando con umorismo e poesia il vivere d’un uomo di oggi, nelle pieghe della mente e del cuore, fragile nelle miserie, ridicolo nella presunzione, potente nelle reazioni vitali, positivo e giocoso quanto solo e smarrito, nell’altalena di contrasti che ne insaporisce la vita".

Spettacolo, mostra e...

"’Maschere e volti nascosti - uso scenico di maschere’ è una due giorni, il 20 e 21 aprile, d’immersione nel magico mondo della maschera, strumento di trasformazione che permette all’attore di rivelare e rafforzare prerogative sceniche inesplorate, amplificando fantasia, interpretazione e qualità espressive, con allegria e sensibilità".