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Il marchio "Rifle" venduto a 5 milioni

Quattordici rialzi da una base di 4,1 milioni, fino ad arrivare a cinque. Ed a cinque milioni è stato venduto il marchio della storica "Rifle", azienda controllata dalla "G.Brand spa" fallita lo scorso anno.

Ad aggiudicarsi il brand, che continuerà così a “vivere“, è stata la Cosmo Spa, società già attiva nel commercio dell’abbigliamento.

Ieri, sotto la supervisione del giudice fallimentare Rosa Selvarolo, il curatore fallimentare Riccardo Cipriani ha guidato la procedura. I soldi della vendita del marchio confluiranno adesso nella procedura fallimentare, a sostegno dei creditori.

Rifle è stato sinonimo per decenni di moda “made in Italy“. L’avventura cominciò con Giulio Fratini, campigiano: comprava i vestiti dei soldati Usa e li rivendeva come stracci a Prato. Nel ’49, con il fratello, fondarono l’azienda a Prato: la Confezioni Fratini. Nel ’58 la nuova sede e il nome marchio. A Barberino (fine anni ’60) 600 dipendenti e 6 catene di produzione. Nel ’88 la vendita nei magazzini Gum di Mosca di 3 milioni di capi. Negli anni 90 il record di 10 milioni di jeans all’anno diretti in Svizzera, Regno Unito, Israele e Paesi Bassi Russia.

La produzione chiuse a marzo ’99. All’inizio del nuovo millennio il management tentò il rilancio di marchi italiani decaduti. Ma le difficoltà non furono superate. Nel 2012 la liquidazione della società, la creazione di Rifle srl, controllata sempre dalla famiglia Fratini. Il 1 ottobre 2020 fallimento, esercizio provvisorio e liquidazione (febbraio 2021) di 70mila pezzi a pochi euro l’uno.