OLGA MUGNAINI
Cronaca

Il Guerriero di Moore a Palazzo Vecchio

Il bronzo, donato alla città dopo la mostra a Forte Belvedere, esposto nel luogo scelto dall’artista inglese

di Olga Mugnaini

Il suo ’Guerriero con scudo’ doveva stare lassù, nella Loggia di Saturno e da Palazzo Vecchio guardare verso San Miniato a Monte. Ma c’è voluto mezzo secolo per portare lì quella scultura che Henry Moore aveva donato alla città nel 1972, all’indomani del successo della sua mostra al Forte Belvedere.

La storia di quel bronzo, che da ieri è esposto più o meno nel luogo pensato dall’artista inglese, condensa tutti gli aspetti più caratteristici dell’essere fiorentini: dal sarcasmo dissacratorio alla raffinata sensibilità culturale, dalla caparbietà nel salvare un’opera d’arte, all’indifferenza nel vedere la stessa opera “arrugginire“ in un angolo, dimenticata da tutti. E questo è proprio quanto accaduto.

La scultura donata non fu mai collocata sulla Loggia di Saturno, rimanendo praticamente abbandonata in un angolo del Cortile di Palazzo Vecchio, dove finì danneggia dalla pioggia che ne alterò la patina.

Come se non bastasse, i fiorentini non resistettero alla tentazione di fare gli spiritosi e vi attaccarono un cartello con su scritto “monumento al monco“. Da Londra Henry Moore, artista apprezzato in tutto il mondo, non la prese bene, e chiese subito la restituzione di quel regalo per niente apprezzato dalla città. Così il Guerriero, che tra l’altro rappresenta la disumanità di ogni conflitto fratricida, fu rispedito in Inghilterra.

Dopo la morte dello scultore nel 1986, fu solo per merito di Maria Luigia Guaita e dell’allora Console britannico che la figlia Mary e la vedova Irina decisero di rimandare a Firenze quel Guerriero, ormai viaggiatore, donandolo al British Institute of Florence. L’opera fu collocata nel chiostro di Santa Croce, presso le “urne dei forti”, dove è abitualmente esposta. Tranne in questo periodo, fino al 9 gennaio 2022, durante il quale i fiorentini potranno ammirarla nella Sala Leone X, sottostante proprio quella Terrazza di Saturno che rappresentava il palcoscenico sognato da Moore per il suo Guerriero.

L’operazione fa parte del progetto ’Relocated’, che ha già visto tornare nei luoghi per i quali erano stati pensati, gli arazzi medicei e la Chimera di Arezzo.

Ieri, la presentazione della mostra, a cura di Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento, promossa dal Comune, organizzata da Muse, in collaborazione con il British Institute of Florence e Opera di Santa Croce.

"Il guerriero mutilato di Moore - ha detto l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi - sembra ammonirci di fronte a nuove guerre contemporanee, siano esse contro un virus invisibile o quelle che in queste ore stanno martoriando il Medio Oriente".

"Ammiriamo oggi il Guerriero ferito di Moore non più immagine neoclassica di un atletico eroe - ha detto Risaliti – ma evocazione senza tempo di un’umanità che fa scudo alla follia della guerra".