Il confine fra normalità e anormalità

Stefano

Grifoni

Nessuno può dire di conoscere quale sia il confine tra normalità e anormalità. La normalità può costituire uno stimolo per la persona che se ne sente esclusa ma può anche creare la marginalità a chi la vive. Individuare la differenza tra normale e anormale è ancora più difficile in una società come quella di oggi che ha una visione distorta della realtà, interessata dalla apparenza e dalla esteriorità le quali senza neanche farsene accorgere ci impongono un modello che siamo portati a raggiungere. Le relazioni in questa condizione vengono svuotate di significato perché per valorizzare l’immagine di noi stessi finiamo per tralasciare aspetti fondamentali della persona quali personalità, intelletto e pregi caratteriali. Tutte le qualità dentro di noi e non fuori finiscono per passare in secondo piano rispetto all’aspetto fisico, portandoci a curare solo ciò che appare agli altri, trascurando ciò che non si può vedere. È quello che sta accadendo ai più giovani portati ad accettare dei modelli predefiniti di società per non sentirsi esclusi da tutto e da tutti. Sono proprio i ragazzi che risentono maggiormente della pressione di questi standard, esigenti e irrispettosi della loro personalità. Per loro il problema più importante è non essere emarginato dal gruppo. Il paradosso è che ormai lo standard d’accettabilità è dato dalla estremizzazione in ogni campo: sport sempre più estremi, velocità estreme, bellezze estreme, fisici estremi. È molto impegnativo rimanere sempre sulla cresta dell’onda senza cadere. L’ aumento della aggressività, dell’irruenza, della prevaricazione nasce probabilmente dalla tensione che si crea tra desiderio di autonomia e inevitabile subordinazione con tendenza alla deresponsabilizzazione nel rispettare i canoni che ci vengono imposti.

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