REDAZIONE FIRENZE

Il biennio nero del fascismo fiorentino

Sandro

Rogari

Si apre domani alle 15 presso la Sala del Gonfalone del palazzo del Pegaso del Consiglio regionale della Toscana (via Cavour 4) il convegno organizzato dalla Società toscana per la storia del Risorgimento sul Biennio nero in Toscana. Crisi e dissoluzione del ceto politico liberale. Il convegno proseguirà nell’intera giornata di venerdì 3 dicembre presso l’Accademia La Colombaria (via Sant’Egidio 23). Si riporta di seguito stralcio della relazione introduttiva di Sandro Rogari.

Firenze fu il centro di irradiazione del fascismo in gran parte della provincia e in molte sedi della Toscana. Un capo squadra come Bruno Frullini scrisse che arrivavano a Firenze richieste di aiuto continue da tanta parte della Toscana. Egli scrisse che il "fascismo fiorentino, consapevole di essere il padre del fascismo toscano, correva dove era necessario". In effetti il passaggio storico decisivo avvenne a Firenze nel febbraio- marzo 1921 quando la città fu investita da scontri di piazza diffusi con barricate e rivolte contro il propagarsi del fascismo. Si trattò di una vera e propria battaglia urbana fra fascisti e antifascisti nella quale perse la vita il comunista Spartaco Lavagnini (nella foto, al centro) e che si concluse il 3 marzo con la repressione nella quale intervenne l’esercito. La rivolta ebbe un carattere diffusivo e raggiunse Siena, Livorno, Empoli, Pontedera, Pisa, San Giovanni Valdarno. Lo scontro fisico si risolse sempre grazie all’intervento dell’esercito e delle forze dell’ordine. Ciò spiega la saldatura sociale e politica di cui ho detto e la formidabile ascesa numerica ed organizzativa del movimento fascista, a partire dalla primavera del 1921. I fascisti fiorentini ebbero spesso un ruolo centrale come apporto di uomini e come organizzazione nelle spedizioni punitive che si diffondono in tutto il territorio toscano ed oltre verso la Liguria, l’Umbria e il Lazio superiore. Si parla per il primo semestre del 1921, ma sostanzialmente da marzo a giugno, di 137 spedizioni punitive che andavano dalla distruzione della sede di una lega o dall’incendio di una Camera del lavoro alla vera e propria occupazione militare di una città, come avvenne a Grosseto il 29-30 giugno, con l’invasione di almeno mille fascisti armati, in gran parte fiorentini. In quest’ultimo caso le conseguenze furono molte decine di morti e di feriti.