REDAZIONE FIRENZE

I parroci dicono no: "Idea irricevibile Non si mercanteggia sui sacramenti"

Don Santoro: "Incentivo antidemocratico". Don Lanforti: "Evitare le discriminazioni"

Fa discutere la proposta di legge depositata alla Camera da cinque deputati leghisti di offrire un bonus in detrazione fino a 20mila euro per le giovani coppie under 35 con reddito inferiore a 23mila euro annui, che decidono di sposarsi in chiesa. Una proposta che ha incassato le critiche non solo dalle opposizioni, ma anche dagli altri alleati di governo. La proposta è stata avversata dalla stessa Chiesa: il matrimonio è un sacramento e una scelta d’amore, ha ricordato monsignor Vincenzo Paglia dalla Santa Sede, non economica. Reazioni gelide anche nelle parrocchie fiorentine: "Non si può mercanteggiare sui sacramenti – commenta don Giancarlo Lanforti, parroco di Sant’Angelo a Legnaia – Quello che conta è sostenere le famiglie e le future famiglie, sì, ma senza fare discriminazioni di fede".

"Proposta irricevibile – commenta don Andrea Bigalli, parroco di sant’Andrea in Percussina, a San Casciano Val di Pesa, referente toscano di Libera – Il matrimonio si determina da sé, in relazione allo stile di vita che ognuno assume. Si rischierebbe di dare soldi a chi li ha già. Bisogna piuttosto supportare le coppie su altri passaggi, con il sostegno alle famiglie, i servizi per i figli, le agevolazioni fiscali, il sostegno alle donne. Mettere cioè le persone in condizione di fare una vita familiare più agevole possibile, in relazione al censo. È importante sostenere le persone più fragili da un punto di vista economico". Inoltre, sottolinea don Bigalli, i sacramenti non sono servizi commerciali: "Sì, in una parrocchia ci sono delle spese vive, ma la chiesa è uno spazio di gratuità assoluta. Abbiamo bisogno di avere uno spazio aperto non solo ai fedeli, ma a tutti, la Chiesa è questa. Guai a scambiare la dimensione dei sacramenti con dei soldi. La celebrazione di un sacramento non ha un valore commerciale".

"Queste sono scelte che separano, invece che costruire per tutti – aggiunge don Alessandro Santoro, cappellano delle Piagge – Non vedo che differenza ci possa essere, su un piano di bonus, tra un matrimonio religioso e uno non religioso. In uno Stato laico è totalmente inopportuno. Non è un incentivo democratico e non vedo perché fare una distinzione: o il bonus si dà a tutti quelli che si sposano o non si dà".

C.C.