ANDREA SETTEFONTI
Cronaca

I diari di guerra ritrovati per celebrare la Liberazione

Dalle pagine ingiallite che erano in una valigia ai ricordi della nonna del sindaco. Storia di Loretta con un proiettile nelle gamba e di Lucia agonizzante a 9 anni

di Andrea Settefonti

Storie di guerra vissuta sulla pelle, storie di Resistenza e di Liberazione. Emergono dalle pagine ingiallite del diario di narrazione quotidiana di Zelinda Marcucci e delle centinaia di lettere d’amore che la sancascianese, quando aveva quasi venti anni, scrisse dalla sua casa di via del Cassero indirizzate all’amato Bruno Parenti, anch’egli sancascianese, prigioniero negli Stati Uniti e poi liberato dagli americani nel 1946. Pagine dove c’è la paura e la gioia, l’amore appena nato e la speranza. Una cronaca della vita consumata dal terrore, svuotata lentamente, giorno dopo giorno, dalla povertà, dalla violenza, dalla morte, dal senso della perdita di un’identità e di un futuro. Ci sono i bollettini di guerra che danno conto nel luglio ‘44 dell’avanzata degli alleati a San Casciano, dell’arrivo dei neozelandesi a liberare il Chianti, e delle azioni di guerra in corso nelle grandi capitali del mondo come Mosca, Londra e Bruxelles, parole scritte a mano e con il cuore di una ragazza di campagna.

Sono i documenti originali di un diario che il figlio Luca Parenti ha ritrovato in una valigia e oggi custodisce con tanta cura. Con questa e altre storie che il Comune di San Casciano ha celebrato il suo 25 aprile. Insieme al diario di guerra e ai documenti originali del ‘44 di Zelinda Marcucci, ci sono i ricordi di Ilvana Dainelli del Cigliano, nonna del sindaco Ciappi, e Italo Buiani di Spedaletto, testimoni diretti di uno degli episodi più drammatici che ha macchiato di sangue la terra sancianese. Entrambi ricordano la storia di una bambina, Lucia Martinelli, colpita a morte a 9 anni, vittima di una scheggia causata da un bombardamento nazifascista. In particolare Italo, che aveva accolto nella sua casa in via Colle d’Agnola la famiglia sfollata di Lucia, racconta della lenta agonia della piccola di cui era divenuto amico di giochi.

"Era il 27 luglio del 1944, giorno della Liberazione di San Casciano - ricorda commosso - quando la bambina, mandata dal padre a prendere dell’acqua ad una sorgente vicina, tornò a casa in fin di vita colpita alla testa, l’ho vista morire sotto i miei occhi, dopo aver trascorso tre giorni in coma nella mia casa, la sua morte avvenne il 30 luglio e ancora ho quelle immagini scalfite nella mia testa". Altra storia è quella di Loretta Bencini, invalida di guerra, che porta ancora i segni del proiettile alla gamba, salva per miracolo mentre la madre ne rimase vittima. Aveva 5 anni quando il 27 luglio 1944, Loretta uscendo con la madre Bruna Piazzini, nata nel 1914, dal rifugio di via dei Cofferi a Mercatale, fu colpita alla gamba e la madre morì sul colpo. Loretta Bencini fu portata prima in una casa, poi caricata su una scala, fu portata passando tra i campi e i boschi in quanto la strada era stata minata dai tedeschi in ritirata. . Ancora oggi Loretta Bencini porta quella scheggia all’interno della gamba salvata.