UMBERTO CECCHI
Cronaca

Giornalismo in lutto, se n'è andato Guido Parigi Bini

I funerali si terranno lunedì 6 novembre alle 10 alla chiesa di San Francesco in piazza Savonarola a Firenze

Guido Parigi Bini

Firenze, 4 novembre 2017 - È morto improvvisamente all’eta di 79 anni il giornalista Guido Parigi Bini, già capo di alcune redazioni importanti de La Nazione come Siena e Prato. I funerali si terranno lunedì 6 novembre alle 10 alla chiesa di San Francesco in piazza Savonarola a Firenze

Guido era il mare, il vento, il giornale. E ora ho l’impressione che tutto si sia improvvisamente fermato. Era ‘il’ giornalista, uno di quelli che inseguiva i fatti, li approfondiva, dava loro un ordine logico e cercava la spiegazione prima di raccontarli agli altri. Era uno di quei figli della carta stampata che aveva sempre presente la responsabilità di dare una informazione, pretendendo che fosse attentamente controllata.

Le sue responsabilità di corrispondente da alcune città importanti della Toscana, come la ‘sua’ Siena e la ‘sua’ Prato, mostravano le sue capacità organizzative, l’oculatezza per la politica e l’attenzione per quelle realtà locali che in Toscana cambiano radicalmente da città a città. La sua era la cultura dell’uomo moderno: quel bagaglio di razionalità e di inventiva che lo portava a ‘creare’ di continuo cose nuove.

Siena gli era nel sangue, ne avvertiva la difficile anima millenaria, la complessa toscanità e quella sensibilità profonda per il campanile: una forza che qui, contrada per contrada, è stata capace nei secoli di formare una cultura unica, una storia esclusiva che Guido capiva, incoraggiava, aiutava a espandersi giorno dopo giorno.

Nella sua bellissima avventura di giornalista che ha assorbito la sua vita in maniera totale, Prato è stato un altro dei capitoli importanti. Una città completamente diversa da Siena, poco propensa alle fantasie e alle strette convivenze; più portata a una sorta di individualismo e nella quale aveva trovato legami e radici, gli era stata subito congeniale.

Aveva la sua stessa capacità di costruire, la medesima voglia di ‘fare’. Eppure… Eppure il mare era il suo mondo: si lasciava alle spalle la carta stampata e sulla sua meravigliosa barca a vela tutta in legno, come non se ne vedono più, volgeva il timone verso l’orizzonte, all’eterna ricerca di un altro orizzonte e di un altro ancora.

Scherzavo chiamandolo Corto Maltese. Da giovane aveva condiviso quest’amore con il collega Mauro Mancini, coinvolto nella sciagurata impresa di Fogar nel mare argentino davanti a Commodoro Rivadavia, e morto presso Cape Town. Ogni tanto mi invitava in barca e quando lasciava a bordo me e Laura a leggere, meravigliosamente accidiosi, e lui andava a terra a far spesa con il ‘tender’ che aveva due velocità contraddistinte da un piccolo leprotto – quella lenta - , e da uno più grande – quella veloce – “ torna ‘a tutto leprotto’, gli dicevo, che abbiamo fame”.

Lui sapeva il mare, il vento, e fiutava l’aria che portava odore di terra. Un richiamo, questo dell’aria che esprimeva anche nella sua passione per gli aerei, una passione che lo aveva portato alla direzione e sviluppo del campo da volo dell’isola d’Elba: si deve anche a lui se oggi quello scalo è diventato un vero aeroporto. Ora che è arrivato l’ultimo orizzonte è caduto il vento e la vela è lasca, lo sento ancora una volta vicino giovane come un tempo.

So che ci rivedremo e ce ne andremo a giro nel nulla eterno come quando la sera, chiuso il giornale, la rotativa girava, e uscivamo a tutto leprotto, con bavero alzato fiutando il vento della notte. Ciao Guido, prendi appunti di come si sta lì da te. Così al mio arrivo mi ragguagli. Un abbraccio a Laura e ai ragazzi.