
Confcommercio e Uiltucs sono molto attente alle condizioni dei lavoratori
Un milione di stage, 600mila stagionali "a vita", oltre 3 milioni di contratti a termine perenni. È il volto del precariato che soffoca il settore terziario italiano, dove si moltiplicano i contratti collettivi firmati da sigle senza rappresentanza reale. Sono i cosiddetti "contratti pirata", spesso sottoscritti da associazioni improvvisate che offrono condizioni peggiorative per i lavoratori, creando dumping contrattuale e concorrenza sleale. Un fenomeno che, secondo Confcommercio Toscana e UILTuCS, sta minando le basi del mercato del lavoro, danneggiando imprese virtuose e privando i dipendenti di diritti fondamentali. "Contrastare i contratti "pirata" non è solo un dovere etico e giuridico: è anche una delle chiavi per migliorare davvero la qualità del lavoro e dell’occupazione nel nostro Paese", avverte Franco Marinoni, direttore generale di Confcommercio Toscana. Le sue parole arrivano all’indomani della pubblicazione della seconda edizione del Manuale sul Dumping Contrattuale nei Pubblici Esercizi, curato da FIPE-Confcommercio con Adapt e il sostegno dell’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo. Secondo il manuale, le simulazioni su dieci profili professionali del settore mostrano differenze retributive e normative enormi tra i contratti "pirata" e quelli legittimi, firmati dalle organizzazioni realmente rappresentative.
"Il danno è doppio – spiega Marinoni –: per il lavoratore, che guadagna meno e ha meno tutele, e per l’economia, che perde in qualità e legalità. È una concorrenza sleale che penalizza chi rispetta le regole. La legge è chiara: chi applica contratti non rappresentativi può essere escluso da appalti e benefici pubblici". Nel solo comparto del commercio, turismo, ristorazione e servizi, sottolinea Marco Conficconi, segretario generale della UILTuCS Toscana, vengono firmati ben 28 contratti collettivi nazionali da sigle rappresentative, che coinvolgono oltre 6 milioni di lavoratori. Ma ce ne sono più di 280 applicati dalle imprese, molti dei quali stipulati da organizzazioni "fantasma".
"Questa giungla contrattuale – denuncia Conficconi – alimenta precarietà e salari inadeguati, spingendo i giovani, e non solo, a cercare dignità e futuro all’estero. Se vogliamo cambiare rotta, bisogna intervenire subito". La proposta della UILTuCS è chiara: applicare la direttiva europea sui salari minimi adeguati, concordando con le parti sociali un salario minimo legale fissato sul livello più basso degli inquadramenti. "Potrebbe essere un volano per alzare i salari di tutti – sostiene Conficconi – ma la politica sembra disinteressata. Per questo chiediamo un confronto serio con le associazioni datoriali, a partire da Confcommercio, per costruire un modello toscano che garantisca trasparenza, legalità e tutela, sia per i lavoratori che per i commercianti onesti". Anche Confcommercio Toscana chiede un rafforzamento degli strumenti di controllo. "Servono più ispezioni e sanzioni, ma anche educazione e trasparenza" conclude Marinoni.