Grignani e i ’Residui di Rock’n’roll’ : "La mia è una vita in musica"

In scena il 28 aprile al Viper. L’artista: "Nuovamente in pista dopo tante traversie, smanioso di alzare l’asticella"

Grignani e i ’Residui di Rock’n’roll’ : "La mia è una vita in musica"

Grignani e i ’Residui di Rock’n’roll’ : "La mia è una vita in musica"

Chiamali se vuoi ’Residui di Rock’n’Roll’. "Andando avanti nella vita ci si lascia alle spalle dei ricordi dei momenti vissuti, ‘usati’…" ammette Gianluca Grignani riflettendo sul titolo dello spettacolo che lo vede in scena il 28 aprile (ore 21,30) al Viper Theatre affiancato da Salvatore Cafiero e Frè Monti alle chitarre, Valerio Combass al basso, Luigi Russo alle tastiere e Antonio De Marianis alla batteria. "Siccome la mia è una vita in musica, questi ‘residui’ sono rock’n’roll. Metafora che credo funzioni per me come con altri".

C’è un legame fra questo show e ’Verde smeraldo’, la trilogia a cui lavora da tempo?

"Sì, perché il primo dei tre dischi s’intitolerà ‘Residui di rock’n’roll - Verde smeraldo vol. 1’. Il disco è quasi pronto e ha gli stessi suoni dello spettacolo, visto che la band è sostanzialmente la stessa".

Ha finito solo il primo capitolo o tutta l’opera?

"In realtà i tre dischi sono pronti da una vita. Ho registrato però altri tre-quattro brani e un paio li voglio inserire in corsa, così come voglio inserire un prologo. Ma ormai siamo in dirittura d’arrivo".

Primo singolo?

"Probabilmente l’ultima canzone che ho scritto, intitolata proprio ‘Residui di rock’n’roll’. Ho dipinto di nero un paio di pareti del soggiorno di casa mia e col gessetto bianco ci ho scritto sopra la prima parte del testo di questa canzone. La seconda, però, ce l’ho già in testa".

Ce la farà a pubblicare l’album entro quest’anno?

"Sì. E l’idea è quella di toccare argomenti anche molto pesanti, ma con una leggerezza disarmante del rock’n’roll. Con le debite differenze, mi sento un po’ come l’Eric Clapton di metà anni Settanta; nuovamente in pista dopo tante traversie smanioso solo di alzare l’asticella del suo essere artista".

Come intende farlo?

"Con questo tour nei club che concludo proprio a Firenze, con un libro, con i concerti estivi e con il nuovo disco. Ogni mese ci sono 4 milioni e 700mila persone che mi seguono su Spotify. Questo significa che il pubblico c’è e che il momento è giusto. Ora posso sbagliare solo io".

Il libro quando esce?

"Prima dell’estate. Lo considero un oggetto artistico come i dischi, perché c’è dentro la stessa sincerità che metto nei miei album. Un disco da leggere. Me lo pubblicano le Edizioni San Paolo e ci ho messo tutto quello che m’è accaduto fino ad oggi. D’altronde chi non ha storie altrui da copiare, fa la propria di storia. E la musica che faccio è solo mia… come un quadro di Dalì. Bella? Brutta? Ai posteri l’ardua sentenza. Sono figlio del mondo che cambia. E la gente cambia con me. Fino a ieri forse ero io ad arrivare un filo prima, mentre ora siamo perfettamente allineati".

Finiamo parlando del suo alter ego. Sul palco chi ci va? Gianluca o il Joker?

"Non lo so. I concerti mi mettono davanti ad uno specchio che il Joker ogni tanto attraversa. Il Joker è quella parte di me che chiamano rockstar; col tempo è diventato più buono, per fortuna, ma non mi fido lo stesso. Mick Jagger dice: non sono sempre quello che vedete sul palco. Io invece lo sono, anche se con questa doppia anima".

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