Uccise la moglie, Mattarella lo grazia

A 86 anni Ovi esce dal carcere. Il caso nel 2012 sconvolse Coverciano

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Firenze, 2 marzo 2018 - Via del Rondinino, febbraio 2012: non sembrava un omicidio perché la sera prima Gastone Ovi aveva chiamato il medico curante in quanto la moglie, Ester Chenet, stava peggio del solito.

Invece, quando i sanitari del 118 arrivarono nell’appartamento della coppia, sposata da più di 50 anni, senza figli, notarono strani segni sul corpo dell’anziana. Troppo strani per essere i lividi delle cadute, quelle sempre più frequenti con l’aggravarsi della malattia degenerativa che affliggeva l’82enne, concosciuta nel quartiere di Coverciano perché aveva fatto la parrucchiera.

Fu un omicidio volontario e per quel delitto il marito è stato condannato a 14 anni. Ma ora Ovi, classe 1931, esce dal carcere di Sollicciano, dove è recluso da un paio d’anni, perché il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha accolto la sua domanda di grazia.

La richiesta, scritta dall’avvocato Federico Bagattini, era stata depositata il 10 marzo del 2016. Dal 22 ottobre del 2015, quando la condanna a 14 anni era diventata definitiva, Ovi era in carcere a Sollicciano, nonostante i tentativi di dimostrare che la detenzione fosse incompatibile con il suo stato di salute. Prima di arrivare alla firma di Mattarella, la richiesta di grazia aveva ottenuto un "sì" in tutti i pareri necessari, dalla procura generale fino al ministero della giustizia.

Nella domanda, veniva ripercorsa la situazione in cui l’anziana coppia versava dopo una vita passata insieme. Ovi, pochi giorni prima del delitto, aveva avuto un infarto; la moglie Ester era affetta da una grava forma di demenza senile: "Non era più in grado di ragionare, di muoversi autonomamente, di mangiare da sola, rifiutava di farsi toccare e quindi di lavare, con le conseguenze immaginabili sul piano dell’igiene e della cura di sé", avevano scritto i giudici della Corte d’Appello che hanno condannato l’anziano a quattordici anni, confermati dalla Cassazione. E quella del 12 febbraio, fu la più «triste» e «tremenda» di una serie di giornate in cui Ovi, lavoratore senza macchia e volontario della Fratellanza Militare, tra una rovinosa caduta e l’ennesima crisi, riusciva a malapena a farle assumere soltanto un po’ di latte.

Le tolse la vita mettendole un cuscino davanti alla bocca, dopo 54 anni passati insieme, "cosciente della propria impotenza di fronte a questo dramma".

"Una vita così la unn’è più vita", disse Gastone, all’epoca 81enne, al giudice, per spiegare la disperazione che lo spinse al tragico epilogo. Era rimasto solo: non avevano parenti che concretamente lo aiutassero e lo sostenessero, mentre le condizioni della moglie peggioravano a vista d’occhio. Oggi non è tornato in quella casa, è stato accolto da una struttura della Caritas. Ma definirlo libero è un po’ troppo: Ovi porterà comunque con sé quella condanna.

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