Gkn: "Ora sgomberate tutto"

Altro schiaffo via mail ai lavoratori "L’occupazione va fermata subito"

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di Barbara berti

A tre settimane dalle gelide mail di licenziamento collettivo, un altro schiaffo per posta elettronica: sgomberare lo stabilimento. Dopo la notte degli artisti in fabbrica, guidata da Stefano Massini, durante la quale sono stati fatti appelli all’imprenditoria delle auto (Fca e Stellantis) e al Governo, la proprietà di Gkn - il fondo finanziario inglese Melrose - ha richiesto ufficialmente alle Rsu aziendali, alla Fiom-Cgil, alla Fim-Cisl, Uilm-Uil e al prefetto di Firenze "l’immediata liberazione del sito con interruzione della occupazione in essere il conseguente ripristino della condizioni di legalità".

Alla fabbrica di Campi, dove si produce componentistica per auto, dal 9 luglio scorso le tute blu sono in assemblea permanente per difendere il sito produttivo e il loro posto di lavoro dopo che la proprietà ha annunciato la volontà di smobilitare tutto e lasciare per strada 422 dipendenti (ma sono coinvolti anche i lavoratori delle ditte in appalto interno per cui la situazione di crisi interessa circa 500 persone). Nella lettera datata 29 luglio, e che anche in questo caso porta la firma dell’amministratore delegato, Andrea Ghezzi, si parla della necessità di "spegnere" e mettere in sicurezza gli impianti industriali da parte della ditta specializzata "per evidenti ragioni di sicurezza, sanitarie e tutela ambientale". Secondo quanto scrive Ghezzi sarebbero già stata mandate altre missive "tutte rimaste prive di riscontro" ma fino a oggi nessuno - dagli operai alle istituzioni - pare abbia ricevuto comunicazioni di questo tenore. La proprietà chiede di liberare lo stabilimento per varie ragioni. Tra queste anche il fatto che all’interno del sito risiedano "una moltitudine di soggetti" compresi "estranei alla Gkn". Poi, all’interno dello stabilimento, ci sarebbero dei beni e dei materiali dei fornitori di Gkn, in particolare delle società Set-Ser e Hoster Food (le ditte in appalto interno) per cui la proprietà chiede che sia consentito "l’accesso immediato" per il ritiro di questi bene e materiali.

L’amministratore delegato, dopo aver ricordato ai destinatari della lettera che la proprietà si riserva ogni azione, in tutte le sedi, per "l’occupazione dello stabilimento", ribadisce la volontà di chiusura del sito e cessazione dell’attività con la "totale disponibilità a discutere qualsivoglia misura in grado di lenire gli impatti sociali". E su questo ultimo tema, i lavoratori e i sindacati hanno più volte detto che "prima si ritirano i licenziamenti poi si discute". E la discussione deve essere quella formale, con la convocazione di un nuovo tavolo istituzionale del Mise - forse già i primi giorni della prossima settimana - che, nonostante la lettera di ieri non sia indirizzata alle istituzioni, è comunque a conoscenza di questa missiva. Una lettera che forse gli operai si aspettavano e che al di là dei toni duri non smuove di una virgola la posizione dei lavoratori, intenzionati a portare avanti la protesta a oltranza finché non si ritirano i licenziamenti.

In un clima rovente, non solo per le temperature, quindi, oggi alle 14 arriva a Campi il segretario generale della Cgil nazionale Maurizio Landini per dimostrare ancora una volta vicinanza e solidarietà ai lavoratori "che sono in assemblea permanente e in lotta per difendere la dignità del lavoro". Ora restano da sciogliere i nodi legati ai tempi e alle modalità dell’iter che si può innescare a seguito della lettera del fondo Melrose.

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