La famiglia sterminata dalla bomba. "Adesso parli, costi quello che costi"

Luigi Dainelli, cognato di Fabrizio Nencioni ucciso con la moglie Angela e le figlie Nadia e Caterina. "La memoria ha bisogno di verità e ci sono ancora troppi punti oscuri in questa vicenda"

La famiglia Nencioni

La famiglia Nencioni

Firenze, 17 gennaio 2023 -  «Finalmente, dopo trent’anni... è quasi un regalo". Luigi Dainelli, 86 anni, è il cognato di Fabrizio Nencioni, morto con la famiglia nell’attentato ai Georgofili. In quella maledetta notte del 26 maggio 1993 fu buttato giù dal letto dai vigili urbani nel cuore della notte. "Mio cognato era uno di loro". E il primo ricordo straziante fu quello dei corpi composti all’obitorio di Firenze per il riconoscimento. "Comprese le bambine, Nadia e Caterina...aveva appena 50 giorni e la domenica precedente era stata battezzata. E’ il mio ultimo ricordo".

E’ un giorno importante per l’arresto del latitante Matteo Messina Denaro, condannato all’ergastolo anche per quella strage di mafia...

"Siamo contenti che sia stato preso e ringrazio la magistratura, le forze dell’ordine ma spero soprattuto nel prosieguo di questa indagine perché finalmente emerga una verità vera che ancora manca a questa vicenda".

Cosa manca?

"La trattativa Stato-Mafia ad esempio, c’è stata e in primo grado ci sono state le condanne, poi in appello tutti assolti. Ora aspetto la Cassazione".

E spera che Messina Denaro aiuti a far chiarezza, se lo augurano gli stessi magistrati fiorentini...

"Le domande sono tante. L’anno scorso ricorreva il il trentesimo anniversario dell’arresto di Riina, il 15 gennaio, quest’anno il giorno dopo è stato fermato ed era sempre rimasto in Sicilia. Chi l’ha aiutato, chi l’ha protetto per tutto questo tempo?".

Ma è un capitolo che si chiude

"Quello della mafia violenta, quella delle stragi. Riina è morto, Provenzano è morto. La mafia di oggi non è più quella di ieri. E’ subdola questa, pensa agli appalti, agli affari. Può darsi che ormai il boss fosse troppo ingombrante".

Lei si aspetta che possa parlare, insomma...

"Ha 60 anni, è ancora giovane ma malato. Potrebbe arrendersi finalmente. E anche in cambio di benefici da parte dello Stato potrebbe aiutare a scoprire la verità. Costi quello che costi... è questa la parte che mi sta più a cuore".

Lei in tutti questi anni ha sempre difeso la memoria, come si fa a non buttarsi alle spalle tanto dolore?

"E’ un fine dolore mai. A me fa anche rabbia parlare di trentesimo, ventesimo anniversario. A me che ho i morti in casa non serve. Per me, mia moglie e prima per i suoi genitori, gli anniversari sono tutti uguali. Qui in alla Romola dove viviamo e dove Fabrizio, Angela le bambine venivano non ci sono anniversari. Quelli servono ai politici per mettersi in mostra".

Ma cosa fa la vostra associazione perché questo capitolo della storia venga ricordato, e onorato?

"Siamo impegnati con i giovani nelle scuole perché resti la memoria. E’ solo retorica dire ’perchè non risucceda’. I ragazzi sono molto interessati ma si fanno delle domande e per alcune non ci sono risposte".

C’è un’indagine ancora aperta a Firenze e una relazione della Commissione antimafia....

"Ho seri dubbi, ho sentito i pentiti... Tutte le cose che sono emerse in seno alla Commissione non mi convincono. La donna, l’esplosivo militare... non lo so. Possibile che non sia mai emerso nulla e ora improvvisamente esce questa storia. Glielo ripeto ciò che auspico è che la cattura di Matteo Messina Denaro porti a scoprire finalmente la verità".

 

 

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