G come genere No ai pregiudizi

Eccoci al genere letterario, un’etichetta che può forse essere utile alle librerie e alle biblioteche, ma che almeno a me fa venire il prurito, soprattutto se a un genere si attribuisce automaticamente un "valore" (in questo mi riconosco crociano). Ovviamente emblematico è il genere "giallo" (mettiamoci anche il noir, il poliziesco, ecc.), che in Italia ha sofferto e soffre anche adesso di un forte pregiudizio, forse per via della bassa qualità di alcuni romanzi del giallo Mondadori di una volta (colore che appunto ha dato il nome al genere, solo in Italia), e ribadisco: bassa qualità di "alcuni romanzi", perché nella collana c’erano scrittori come Simenon, Chandler, Rex Stout, Edgar Wallace e altri grandi. L’esempio massimo del pregiudizio mi è stato regalato da una signora, che anni fa mi disse, storcendo il naso: "Non ho mai letto un giallo in vita mia". Allora le risposi: "Oh, mi dispiace per lei, non ha mai letto ’Delitto e castigo’". Lei alzò le mani: "Eh no, quello non è un giallo, è un grande romanzo". Insomma, se un romanzo è alta letteratura, non può essere un giallo, nemmeno se lo è: ’Delitto e castigo’ ha a tutti gli ingredienti del poliziesco, un doppio omicidio, un assassino, un giudice istruttore che deve risolvere il caso… Eppure - lo dico ironicamente - è un capolavoro. (Addirittura, l’impianto di questo grandissimo romanzo è stato poi usato per una famosissima serie televisiva che ha fatto il giro del mondo: ’Il tenente Colombo’. In questi telefilm non dobbiamo scoprire chi è l’assassino, perché lo vediamo uccidere all’inizio della storia, e la suspense è tutta racchiusa nella domanda: come farà l’investigatore a smascherare l’assassino?) Anche Gramsci, nei Quaderni, aveva riflettuto sul Giallo, ma solo per distinguere quelli che in modo meccanico raccontano soltanto un’indagine poliziesca, da quelli che indagano l’animo umano e che dunque hanno un più alto valore letterario. Concludendo, riconosco solo due "generi" letterari: il romanzo bello e il romanzo brutto. Soprattutto quando si scrive, preoccuparsi del "genere" per me non ha senso. Per motivi misteriosi, una storia ti chiama, viene a cercarti per essere raccontata, e l’unica cosa che devi fare è scriverla, che si tratti di un delitto, di una storia d’amore, di un’avventura, di una fiaba, di un romanzo che si svolge nel medioevo Quello che conta è la scrittura: sarà un romanzo bello o magari brutto, ma nulla dipenderà dal genere. Le etichette lasciamole fuori dalla pagina.

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