
Federico Fusca assiene ad Antonella Clerici
Raccontare la cucina in modo genuino, con la voglia di far avvicinare i giovani, innovando, sperimentando e aprendosi a nuove culture. Ma riservando sempre un posto speciale nel cuore per la tradizione. Quando Federico Fusca, creator da milioni di follower, parla del suo mestiere, dalla voce traspare una passione viscerale. Oltre un milione di seguaci, tra i quattro migliori influencer d’Italia ai TikTok Award2024, tra i dieci food creator del 2021 secondo Forbes. Volto televisivo, seguito dall’agenzia Capital Innova, affianca Antonella Clerici su Rai 1 in È sempre mezzogiorno. Sarà ospite del Next Generation Fest, l’evento rivolto a GenZ e Gen Alpha ideato dalla Regione.
Che significato ha per lei partecipare a un evento pensato per le nuove generazioni?
"È un onore. Mi permette di parlare con la generazione che ha più fame di tutti, ed esserne uno dei portavoce mi rende orgoglioso".
Il messaggio che vorrebbe trasmettere?
"La carica verso l’obiettivo. Non esistono scorciatoie: bisogna restare autentici, non mollare mai e usare qualunque mezzo".
Creatività e innovazione sono alla base del festival. È difficile raccontare la tradizione con i nuovi linguaggi?
"Io sono nei social come nella vita. Mi ricollego sempre alla persona. Trasmetto il mestiere essendo me stesso. Racconto in modo godereccio un piatto perché è così che lo vivo. E poi le ricette più virali sono sempre quelle tradizionali".
La sostenibilità è un tema del Next Generation. È importante ai fornelli?
"La cucina italiana e quella toscana ci insegnano a non sprecare. Pappa al pomodoro col pane fermo, scarti per il brodo… In cucina non si butta via niente. Si può sempre fare meglio, però".
I social possono davvero far avvicinare più persone alla cucina?
"Se usati (e fatti) bene, sono potentissimi. Tanti mi scrivono che hanno riscoperto il mestiere. Giovani che, ispirati, iniziano l’alberghiero".
Ha anche esperienze in tv: cambia il pubblico in base al mezzo?
"Se parliamo di età, sui social il pubblico è più ampio: dai 15 ai 60 anni. Ma la tv ti dà istituzionalità, una popolarità diversa. E ogni canale ha il suo pubblico".
Ovvero?
"Ci sono reti più giovani e altre più adulte. Lo capisci da chi ti ferma a fare la spesa – ride – se la signora o il ragazzo".
Dopo 17 anni in cucine professionali, non le manca il lavoro di prima?
"In realtà è sempre con me. Mi ritaglio spazi ai fornelli, organizzo cene... la fiamma non si è mai spenta".
E del docu-viaggio culinario in Africa cosa è rimasto?
"Quelle realtà ti ricordano la fortuna. Ho cucinato con le signore del posto. Solo lì capisci il valore che può avere anche solo un coccio di riso".
I sapori esteri la ispirano?
"Certo. In Oriente hanno un pescato incredibile, ma da buon toscano che ama la carne, il Sud America è in cima: Argentina, Brasile, il churrasco".
E della Toscana cosa si porta dietro?
"È casa. Dove sono cresciuto. Vini, prodotti incredibili. Cultura, storia. Non la cambierei con nessuna regione al mondo".
Se potesse sfidare uno chef famoso, chi sceglierebbe?
"Cracco. Non per vincere – ride – ma per stima. Una persona competente, ha lavorato con Marchesi, il genio della cucina italiana".
Progetti futuri?
"No spoiler, ma qualcosa in pentola bolle. E diciamo – saluta ridendo – che non è ribollita".