LISA CIARDI
Cronaca

Fra diritto e giustizia. In cerca di armonia nel nome di Antigone

Conferenza per i cent’anni dell’Università di Firenze .

Fra diritto e giustizia. In cerca di armonia nel nome di Antigone

Fra diritto e giustizia. In cerca di armonia nel nome di Antigone

"Dura lex, sed lex" dicevano gli antichi, ovvero "la legge è dura, ma è legge". Ma le norme devono essere rigorose o giuste? Qual è il punto di equilibrio possibile fra diritto e senso di giustizia? A questi interrogativi è stata dedicata la conferenza Riflessioni su Antigone - Tra politica, giustizia e città, organizzata per il centenario dell’Università di Firenze. Introdotti da Irene Stolzi, direttrice del Dipartimento di Scienze Giuridiche, hanno preso la parola gli accademici dei Lincei Massimo Cacciari e Pietro Costa, insieme a Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei Deputati.

Il confronto si è concentrato sulla figura di Antigone, che nella tragedia sofoclea decide di seppellire il fratello Polinice, benché il re di Tebe, Creonte, lo abbia vietato per decreto, trattandosi di un nemico, morto assediando Tebe. La rigida applicazione della legge porterà alla morte di Antigone, che si toglierà la vita in prigione, seguita dal suicidio del promesso sposo, Emone, figlio di Creonte, e quindi di sua madre Euridice.

Irene Stolzi, introducendo il confronto, ha citato Piero Calamandrei e la sua arringa in difesa di Danilo Dolci, processato per aver protestato contro la disoccupazione avviando, insieme ad alcuni operai, dei lavori stradali. "Calamandrei – ha spiegato – fa riferimento proprio al contrasto fra Antigone e Creonte, tra la Costituzione democratica e il Testo unico di pubblica sicurezza del 1931, dicendo che le leggi non devono restare formule vuote, ma incarnarsi nella realtà dei valori democratici".

"Per capire Antigone – ha proseguito Cacciari – bisogna partire dal concetto greco di Nomos (legge, diritto), ma anche di Themis (ordine cosmico) e Dike (giustizia divina). La legge, come fatto contingente, potrà provare ad avvicinarsi a Dike e a Themis, ma è impossibile che incarni la Giustizia. Qual è dunque l’equilibrio possibile? Perché senza una giusta proporzione, senza un tentativo di composizione, si ha la catastrofe: di Creonte, di Antigone e della polis".

"Antigone è spesso vista come simbolo di libertà – ha detto Costa – ma non rivendica la libertà, bensì la legge. Invoca norme diverse da quelle di Creonte: leggi non scritte ed eterne. Secondo Calamandrei, nel processo di Norimberga, i gerarchi nazisti vennero condannati perché, pur non avendo violato leggi esistenti, avevano contraddetto quelle eterne dell’umanità, le leggi di Antigone. Nella tragedia si ha il contrasto fra la voce della polis e quella della stirpe, fra Lex e Ius. La scommessa del costituzionalismo novecentesco sta nella capacità della Costituzione di tenerle insieme, bilanciandole".

"Quello fra Creonte e Antigone – ha detto Violante nel suo intervento – è un conflitto sempre attuale fra vecchi e giovani, uomo e donna, legge scritta e non scritta. Un altro elemento di attualità è la necessità di una composizione del conflitto. E poi, il corpo del nemico, ancora oggi spesso esposto al pubblico ludibrio o fatto sparire".

"Attualissimo, infine, – ha concluso Violante – il tema della legge ingiusta: penso alle norme sull’immigrazione, che pongono più di tutte questioni di carattere etico, soprattutto quando si tratta di minori".

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