SANDRO
Cronaca

Fondazione Marchi Largo ai giovani

Sandro

Rogari

Se da piazza Savonarola ci s’incammina per via Della Robbia si costeggia una villa austera, stile anni trenta, con un grande giardino. È la sede dal 1983, ormai sono quarant’anni, della Fondazione Marchi. Non trovate insegne vistose; non c’è niente di appariscente e altamente comunicativo, come si andrebbe cercando oggi in qualsiasi impresa, anche no profit. Tutto è discreto, come è stato voluto dal fondatore Cesare Marchi che dotò la Fondazione di un cospicuo patrimonio, intestandola al padre Carlo. Da allora la Fondazione ha operato sotto la guida di diversi presidenti fino all’attuale, Sergio Chiostri, per sostenere la cultura e il civismo. La diade è stata intesa dal fondatore come strettamente legata, ma negli ultimi anni è stata coniugata con preminente attenzione al civismo. È un indirizzo che la Fondazione ha assunto per concentrare le proprie risorse in quelle sacche di povertà, di emarginazione, di sofferenza, soprattutto dei più deboli, ove la nostra società misura l’ingiustizia e la discriminazione e quindi la propria civiltà. Lo fa, ormai da anni, con due bandi, uno rivolto alle associazioni e un altro alle scuole. Quest’anno il tema era obbligato. Viviamo fra le macerie spesso invisibili, ma profonde lasciate dalla pandemia. Tutte le fratture storiche della nostra società civile sono state accentuate. Non si tratta solo di danni economici, ma anche psicologici. La perdita accentuata di lavoro femminile si è sommata al dilagare della disoccupazione giovanile. Poi, su bambini e ragazzi, i danni della didattica a distanza sono stati enormi. Si è scavato un abisso fra gli studenti con una famiglia capace di sostenerli, nel vuoto dello scambio interpersonale provocato dal distanziamento, e gli studenti privi di una famiglia di supporto. La Fondazione intende anche quest’anno svolgere un’azione di contrasto contro i fenomeni degenerativi che hanno colpito anche un territorio relativamente coeso e di antica civiltà come l’area vasta di Firenze, Prato e Pistoia. I bandi sono aperti e restano tali fino alla fine di settembre. La Fondazione aspetta progetti da valutare per il 2023, per concorrere a una ripresa che sia per quanto possibile inclusiva.