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Ferita dalla trappola dei bracconieri. Lupa curata e liberata nei boschi

I carabinieri hanno soccorso e riportato nel suo habitat l’animale di 3 anni. Si cercano i cacciatori di frodo

Ferita dalla trappola dei bracconieri. Lupa curata e liberata nei boschi

di Nicola Di Renzone

Le zampe nella terra umida, negli occhi una fiamma ancestrale. È di nuovo nel suo habitat, libera e selvaggia, allegoria di una natura mai doma. A Vaglia, i carabinieri forestali di Ceppeto ieri hanno liberato un giovane esemplare di lupa di circa 3 anni, dopo che era stata catturata da un cavetto metallico, teso probabilmente da bracconieri. L’animale, aperta la gabbia usata per il trasporto, si è fermata e voltata, come a ringraziare i due carabinieri forestali che l’hanno prima curata e poi riportata nel suo ambiente. Tutto ha inizio lo scorso sabato: l’animale è stato trovato e recuperato grazie alla segnalazione di un cittadino che ha subito allertato le forze dell’ordine. I forestali hanno trovato il povero animale al ’laccio’, non lontano dalla via Bolognese, in zona Campolungo.

È stato Massimo Marascia, di professione educatore cinofilo, a dare l’allarme, e ora racconta: "Ho adocchiato questo lupo e poi mi sono accorto che era attaccato a un laccio, allora ho chiamato chi di dovere". L’animale era ferito alla zampa posteriore sinistra e, nel tentativo di liberarsi, si era lacerato alcune dita. Per fortuna, era vigile e reattivo e sembrava in buone condizioni di salute.

Nel frattempo, vista la situazione, era stato allertato il servizio veterinario dell’Azienda Usl Toscana Centro – Unità Funzionale di Igiene Urbana e Veterinaria, per valutare le sue condizioni.

Due veterinari sono quindi intervenuti per prestare le prime cure alla lupa che è stata innanzitutto liberata dal cavo metallico, reciso con delicatezza per non provocarle ulteriori traumi. Messa in barella, è stata trasportata all’ambulatorio veterinario per le cure del caso, e martedì è stata nuovamente liberata nei boschi del Mugello. Nel frattempo, i carabinieri forestali hanno ispezionato l’area circostante e sequestrato il cavo metallico.

L’ipotesi al momento è che sia stato piazzato per catturare animali selvatici: "Le indagini sono in corso - spiega il colonnello Luigi Bartolozzi -. Possiamo dire che il laccio era stato piazzato in un punto di passaggio della fauna ungulata, probabilmente nell’intento di catturare qualche cinghiale". Si configura quindi il reato di esercizio della caccia con mezzi non consentiti.