Farmaceutico militare L’sos dei sindacati "Il futuro è a rischio"

La Rsu denuncia carenza di personale, il degrado di buona parte delle strutture e, soprattutto, la mancanza di diverse figure chiave

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Quello lanciato dalla Rsu dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è un vero e proprio sos. La carenza di personale, lo stato di degrado di buona parte delle strutture destinate alle varie attività e, soprattutto, la mancanza di diverse figure chiave che, come segnalato anche dall’Agenzia Italiana del Farmaco, sono necessarie per gestire le norme di buona fabbricazione dei medicinali. "Difficoltà gravissime che ci portano a esprimere forte preoccupazione per il futuro dell’unica officina farmaceutica di proprietà dello Stato – dice Umberto Fragassi, portavoce della Rsu aziendale –. È da tempo, infatti, che all’Istituto sembra di vivere in una specie di limbo, in cui i cospicui investimenti privati stanziati per adeguare alcuni fabbricati per la produzione di anticorpi monoclonali, contrastano in maniera evidente con lo stato di degrado delle altre strutture. Una situazione ormai insostenibile, che ha già portato allo stop forzato delle linee di approvvigionamento dei cosiddetti ’farmaci orfani’, quelli destinati a curare alcune malattie rare, e, a breve, della cannabis terapeutica".

Alle due storiche missioni del Farmaceutico fiorentino, ossia la risposta alle emergenze sanitarie del Paese e alle esigenze farmaceutiche delle Forze Armate, si è aggiunta nel tempo la capacità di offrire servizi di pubblica utilità, come la produzione di antidoti, farmaci salvavita, cannabis terapeutica e farmaci orfani. "Alla buona riuscita di questa versatile capacità industriale – continua Fragassi – sono fondamentali il ruolo delle risorse umane qualificate, l’adeguamento tecnologico-impiantistico e infrastrutturale che, in questo momento secondo i sindacati hanno raggiunto livelli di criticità preoccupanti. In accordo con le organizzazioni sindacali territoriali, chiediamo l’apertura immediata di un tavolo di confronto con il Ministero e i vertici dell’Agenzia Industrie Difesa, per capire le reali possibilità di ripresa dell’ente".

Caterina Ceccuti

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