
Oltre 3mila migranti sono in arrivo in Toscana, che si aggiungeranno ai circa 7mila presenti. È quanto deciso dal governo in base al criterio di redistribuzione stabilito per il 70% della popolazione residente in ciascuna regione e per il 30% sull’estensione territoriale. Un sistema che penalizza la Toscana, e di conseguenza Firenze. Secondo l’assessora a Welfare e Immigrazione, Sara Funaro, c’è bisogno quindi di un’attenzione particolare ai territori.
Funaro, come si sta comportando il governo di fronte al nuovo aumento dei flussi migratori?
"Le previsioni degli arrivi a livello nazionale sono quintuplicati dalla scorsa estate. Il governo si è fermato agli annunci senza passare ai fatti e i dati sono in totale controtendenza rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale. Le misure che stanno adottando non tengono conto delle situazioni sui territori, in particolare su quello fiorentino".
Si spieghi meglio.
"Il governo ha stabilito dei criteri di distribuzione che di fatto vanno a penalizzare alcuni territori, e la Regione Toscana è sicuramente uno di questi. Le misure non tengono infatti conto delle presenze che ci sono già: i migranti presenti nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria ndr) nell’area metropolitana fiorentina sono circa 2mila senza contare che nel Comune di Firenze, tra posti Sai (Sistema di accoglienza e integrazione ndr) e minori non accompagnati, si contano circa 700 persone in più, oltre ai Cas. Inoltre, nella ripartizione della percentuale degli oltre 3mila arrivi, alla provincia di Firenze ne toccherebbero più di 800. Questo può portare il sistema di accoglienza fiorentino ad adottare una modalità emergenziale, che ne limiterebbe l’efficacia. È inoltre necessario mantenere il sistema dell’accoglienza diffusa".
Anche il Sai è stato penalizzato dal governo. Come si tradurrà questo sul modello Firenze?
"Firenze è uno dei comuni che ha il numero maggiore e più variegato di posti Sai, per adulti e minori, e vantiamo un’accoglienza e una presa in carico, con specifici progetti, anche di migranti ‘fragili’, ovvero con disturbi psichici o problemi sanitari. Il governo andando a depotenziare questo sistema, di fatto va a incidere su un lavoro che va avanti da anni e che ha dato ottimi risultati in termini di inclusione. Si rischia quindi di mettere in difficoltà il sistema di accoglienza, adottando solo un metodo basato sullo stato d’emergenza".
Negli ultimi mesi ci sono stati dei disordini nelle strutture di accoglienza dei minori non accompagnati. Sovraccaricare il sistema di accoglienza può dar vita a situazioni di instabilità?
"Noi abbiamo un territorio che ha sempre risposto bene ai percorsi di inclusione: siamo convinti che attivando progetti di integrazione, in particolare per minori che possono anche avere alle spalle un passato difficile, si riesca a fornire la migliore risposta a un fenomeno complesso. È chiaro che quando i numeri sono così alti diventa più complesso lavorare perché si opera in uno stato di emergenza".
Cosa chiede al governo Meloni?
"Il contrario di quanto sta facendo. Se questo governo pensa di risolvere le situazioni riducendo i percorsi di inclusione e la valorizzazione del mondo del Terzo settore, ma con numeri che sono quintuplicati e di fatto non tenendo conto di tutta una serie di situazioni sui territori, rischia di commettere un grave errore. Serve affrontare con grande serietà la situazione, ascoltando gli amministratori che quotidianamente si confrontano con la realtà".
Pie.Mec.