CARLO CASINI
Cronaca

Emanuele Sul palco per la gente "Il teatro è nel Dna di questi rioni"

Dall’arena di Villa Strozzi al Cantiere Florida nella zona l’arte della recitazione ha sempre avuto grande appeal. Cecchetti ha formato una nuova compagnia: "Non perdo il contatto con il popolo, che è il giudice". .

di Carlo Casini

C’è un substrato nel rione antico come la via Pisana, ma che non molti conoscono di là dal Ponte alla Vittoria e che tanto nutrimento dà a quei fermenti che gli danno identità.

È il teatro, con cui questo pezzo di Firenze ha una lunga storia d’amore, ché in questo spicchio di periferia d’Oltrarno i teatri sono forse più che i campanili. Quello del Boschetto a luglio ha messo nuovamente in scena uno spettacolo dopo vent’anni, l’arena di Villa Strozzi ha un ricco calendario estivo, il Teatro Cantiere Florida ha una programmazione che straripa, un passo più in là c’è il teatro di San Quirico.

E tra quelli chiusi ancora si ricordano il teatro della Federiga, quello al circolo di Legnaia, quello alla chiesa di Santa Maria a Soffiano.

Il teatro è arte, ma è anche comunicazione. Cosicché questa modalità di interagire qui batte ancora forte, perché nasce dal basso, fatto da persone, che quel substrato identitario lo assorbono e continuano ad alimentarlo.

Come "le buone intenzioni", la compagnia fondata da Emanuele Cecchetti al circolo 25 aprile e che riunisce generazioni differenti e di diversa estrazione in continuo confronto e dove chiunque può unirsi.

"Si scrive intenzionalmente in minuscolo – rompe subito il ghiaccio il neoregista – Partendo dal basso ci muoviamo come formichine, con umiltà, e un po’ alla volta, cerchiamo di dire qualcosa di nostro. Il nome la dice tutta, in maniera ironica: noi ci mettiamo le nostre migliori intenzioni e speriamo di piacere, senza piaggeria".

"La mia passione è nata dieci anni fa quando ho cominciato un corso di teatro – racconta Emanuele – Poi, dato che avevo necessità di dire qualcosa di mio, mi sono chiesto: perché non provare io stesso cosa vuol dire non essere solo attore, ma anche autore? Così è nato il primo storico nucleo da un’esperienza vissuta insieme, ai tempi dell’Officina Teatro di Ponte a Greve.

Il fatto di essere nati e rimanere in questo quartiere della middle class è fondamentale per il messaggio di vicinanza allo spettatore che voglio portare: non mi voglio porre mai su un gradino superiore rispetto a lui, che è sì un fruitore, ma anche il giudice di quello che vede. Farla cascare dall’alto vorrebbe dire fare solo speculazione intellettuale e perdere il contatto con la realtà, quella del popolo, che è il giudice".

Così, l’Antigone riscritta da Cecchetti l’anno scorso ha fatto sold out al Progresso e al Tripetetolo: "Ho deciso di portarla nei circoli per lo spaccato della società che offrono: c’è la persona abbiente, c’è il radical, c’è l’operaio, ci sono quelli semplicemente curiosi. Ho cercato di rendere l’Antigone contemporanea, ponendo l’accento sulle figure dicotomiche dei carcerieri, uno eseguiva alla lettera gli ordini, l’altro capisce il messaggio di disobbedienza sociale della protagonista e decide di mettersi dalla sua parte, pagandone le conseguenze. Tento di far porre allo spettatore un quesito contemporaneo, starà a lui decidere da che parte stare: è la politica nel suo significato più autentico, lontana dai partitismi. Come il giornalista scrive, il politico si spende in prima persona, il teatro è anch’esso uno strumento che cerca nel proprio piccolo di dare un messaggio".