Omicidio Duccio Dini. Il pm: "Vittima di incultura Rom". Chieste condanne fino a 22 anni

Prima fase della requisitoria al processo per la morte del ragazzo ucciso il 10 giugno 2018 da un'auto durante una specie di faida tra cittadini rom

Una delle auto coinvolte nell'inseguimento mortale. Nel riquadro la vittima

Una delle auto coinvolte nell'inseguimento mortale. Nel riquadro la vittima

Firenze, 18 febbraio 2020 -  Duccio Dini, lo scooterista 29enne morto dopo esser stato travolto il 10 giugno 2018 a Firenze da un'auto durante una specie di faida tra cittadini rom, "fu vittima incolpevole, vittima sacrificale di una incultura", "una incultura Rom", "una incultura zingara" basata "su un senso troppo forte della famiglia e su un atteggiamento di spregio verso la figura femminile".

Lo ha detto il pm Tommaso Coletta nella prima fase della requisitoria al processo per la morte di Duccio Dini, investito nelle strade di Firenze mentre era fermo sullo scooter per rispettare un semaforo rosso. "Andate a sentenza non per vendicare Duccio Dini", ha aggiunto il pm Coletta rivolto alla corte. Per la morte del 29enne sono imputati sette Rom, tutti accusati di omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale: Kole Amet, 41 anni; Kjamuran Amet, di 39; Renzi Amet, 67 anni; Emin Gani, 29 anni; Antonio Mustafa, di 46 anni; Dehran Mustafa, 38enne; Renzi Mustafa, 22enne.

Il pm chiede condanne fino a 22 anni

Il pm ha chiesto  condanne fino a 22 anni di reclusione.  Chiesti 22 anni per Kjamuran Amet, 21 e 6 mesi per Remzi Amet, Remzi Mustafa, Dehran Mustafa e Antonio Mustafa, 9 anni per Kole Amet ed Emin Gani. Il pm ha chiesto anche la confisca delle auto coinvolte nell'inseguimento e la trasmissione degli atti alla procura per falsa testimonianza riguardo a un altro nomade, accusato di aver affermato falsamente in aula di aver accompagnato Renzi Amet sul luogo dell'incidente, sostenendo dunque che l'uomo non fosse stato coinvolto nell'inseguimento. La circostanza è contestata dal pm al punto da considerarla falsa testimonianza.

L'avvocato di parte civile

"È arrivato il momento di restituire alla famiglia di Duccio Dini la giustizia che sta cercando". Lo ha detto l'avvocato di parte civile Bruna Pinucci Scatigna. In linea col pm, l'avvocato ha chiesto la condanna di tutti e sette gli imputati per il reato contestato dalla procura, omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale, citando tra l'altro, come fatto in precedenza dal pubblico ministero nella sua requisitoria, la sentenza Thyssenkrupp della Cassazione del 2014, nella quale le sezioni unite della Suprema Corte descrivono la distinzione tra l'omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale e l'accusa, meno grave, di omicidio colposo con colpa cosciente. La parte civile ha chiesto anche la condanna degli imputati al risarcimento del danno in solido tra loro, con una provvisionale di 250mila euro.

I parenti dei rom rumoreggiano in aula

Commenti, frasi e rumori di disapprovazione ci sono stati dentro l'aula bunker di Firenze, in corte di assise, da parte dei parenti dei rom imputati della morte del 29enne Duccio Dini, quando il pm Tommaso Coletta ha chiesto condanne fino a 22 anni per omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale.  Quando il pm ha concluso la requisitoria con le richieste di condanne, i parenti in aula dei rom hanno rumoreggiato alcuni istanti.

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