FIRENZEDalle baby gang all’abuso di droghe, dal fallimento del modello d’accoglienza dei minori non accompagnati alla mancanza di strutture intermedie tra il carcere e la famiglia. Ma a Roberta Pieri, capo della procura presso il tribunale dei minori, il suo punto di osservazione "consente anche di evidenziare come in Toscana siano presenti energie positive quali quelle delle reti psico-socio-assistenziali, delle famiglie affidatarie e delle famiglie che si rendono disponibili all’adozione di bambini disabili o ad elevato rischio giuridico".
L’obiettivo di questi magistrati è il recupero del minore che sbaglia e il ricorso all’istituto penitenziario è considerata una "extrema ratio". Ma con l’entrata in vigore del “decreto Caivano“ "per alcune gravi fattispecie di reato non è più possibile l’applicazione dell’istituto della messa alla prova e tale disposizione normativa potrebbe rappresentare un impedimento a quel processo di educazione del minore", avverte il capo dell’ufficio.
Ma quello degli under 18 sta diventando un mondo sempre più complicato anche per la magistratura ad esso dedicata. E’ un "fenomeno allarmente", nel periodo osservato, "l’aumento del disagio psichico dei minori dovuto sia alle loro pregresse esperienze di vita (ad esempio, per i minori stranieri non accompagnati la loro vita nel paese di origine e le esperienze traumatiche del viaggio di emigrazione ) sia all’uso smodato di sostanza stupefacente (hashish, marijuana e altre sostanze sintetiche quali Mdma e anfetamine) disagio che dovrebbe essere “curato” con idonee terapie e con collocamenti in strutture terapeutiche che, però, nel distretto della Toscana sono pochissime e non sufficienti". "Tale situazione - prosegue Pieri - comporta che la famiglia (quando questa vi sia) non sia comprensibilmente in grado di gestire il minore che è portato a delinquere anche per procurarsi la sostanza stupefacente. Risulta evidente che tale problematica dei minori deve essere fatta propria da tutta a società civile con implementazione di strutture adeguate alla cura psichiatrica-psicologica". Il fallimento del modello d’accoglienza dei minori non accompagnati, finisce " per implementare il fenomeno di minori scomparsi sul territorio dello Stato o di minori assoldati dalla criminalità e che abbracciano una vita di devianza".