Dottori di ricerca La carica dei 160 in Palazzo Vecchio

Le proclamazione con la rettrice Petrucci nel Salone dei 500. Tante le donne ad aver intrapreso una carriera scientifica

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"L’ispirazione non è privilegio esclusivo dei poeti o degli artisti. Appartiene a tutti quelli che si scelgono un lavoro e lo svolgono con passione e fantasia". Attraverso le parole della poetessa Wislawa Szymboska, la rettrice dell’Università di Firenze, Alessandra Petrucci, ha invitato i nuovi dottori di ricerca a seguire le proprie ispirazioni e passioni, senza piegarsi davanti alle difficoltà.

Tanta l’emozione che si respirava ieri mattina all’interno del Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, per le 160 proclamazioni per i Phd ottenuti nei 26 dottorati dell’Ateneo. Poco più della metà donne, con un’affluenza notevole nel campo scientifico.

"Sono stati tre anni di crescita", racconta Maddalena Branchi, 33 anni, dottorata in Restauro dell’Architettura, "tre anni che mi hanno insegnato molto, sia per la mia professione che per la mia vita privata. Oggi mi sento orgogliosa di me stessa e soddisfatta".

Maddalena ha appena lanciato in aria il cappello, come tutti gli altri suoi compagni. Atto finale di un percorso di studi e di una giornata di festa: prima il corteo da via del Proconsolo fino a Piazza della Signoria, poi la celebrazione nel Salone con gli interventi di Nardella, Giani, Petrucci e Stefano Cannicci, delegato al dottorato di ricerca, e infine il famoso lancio del tocco.

Anche per Alessio Milanesi, 30 anni, dottorato in Scienze Chimiche, questa è stata un’esperienza unica: "Adesso ho un solido bagaglio culturale, anche dal punto di vista relazionale". Alessio ha discusso una tesi inerente ai nanomateriali per applicazioni biomediche e sviluppo per la cura dei tumori. E’ d’accordo con Maddalena che la pandemia ha avuto un forte impatto sui loro studi: "Ho dovuto lavorare da casa, quando il mio progetto richiedeva attività laboratoriali intense".

Tanta la tenacia e la voglia di voler proseguire nell’ambito della ricerca e di poter collaborare con l’università.

Lavinia Beni

Mafalda Chiostri

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