
di Olga Mugnaini
Le opere di Donatello sono spesso legate a qualche aneddoto. E anche l’imponente San Marco, scolpito in marmo bianco per l’Arte dei Corazzai e Spadai intorno al 1416, ha le sue belle storie. La prima, racconta dal Vasari, riferisce che ai consoli dell’Arte all’inizio la statua del giovane scultore - Donatello all’epoca aveva appena 25 anni - proprio non piaceva: sembrava sproporzionata, addirittura malamente rifinita. Quanto invece la videro dentro la nicchia esterna di Orsanmichele, cambiarono subito opinione, ammirandone la potenza plastica e il senso di prospettiva, che da vicino non si poteva comprendere. Persino Michelangelo, che non era certo propenso a elogiare l’opera di altri artisti, disse di non aver mai visto una figura con più “aria d’uomo da bene”, di quel San Marco donatelliano, di cui ammirò il respiro monumentale e l’integrità morale che traspare nello sguardo corrucciato dell’evangelista.
Ebbene, il restauro della scultura, che fa parte della collezione del Museo di Orsanmichele, si è appena concluso e diventa una specie di saluto ai fiorentini e ai turisti, in vista della riapertura dell’ex chiesa-granaio di via Calzaiuoli, prevista a inizio giugno.
Ieri mattina è avvenuta la presentazione dell’intervento, effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure, dopo trent’anni dal precedente restauro. La Direzione dei Musei del Bargello ha chiesto infatti di valutare lo stato di conservazione del capolavoro e progettare un nuovo intervento, che si è concretizzato grazie al significativo contributo dell’associazione Friends of Florens, presieduta da Simonetta Brandolini d’Adda.
Prima del suo ricovero dentro al museo nel 1977, la statua è stata per quasi sei secoli in esterno e nel marmo si riscontrano alterazioni tipiche della prolungata permanenza all’aperto. Tutti i danni furono però consolidate col precedente restauro e a tutt’oggi risultano stabili.
A salutare la conclusione dei lavori, anche la Console Generale degli Stati Uniti a Firenze, Ragini Gupta, che ha ricordato lo speciale legame degli americani al patrimonio artistico italiano e dell’importante ruolo svolto dai Friends of Florence. La direttrice dei Musei del Bargello Paola D’Agostino, ha auspicato che quesa sia l’occsione per far conoscere al grande pubblico il San Marco marmoreo di Donatello, "un’opera strepitosa del più ingegnoso scultore fiorentino del rinascimento. Il soprintendente dell’Opificio Marco Ciatti, ha spiegato che "il restauro ha consentito di perfezionare la pulitura e rendere ancor più evidente la profonda classicità della scultura impostata sulla “ponderatio” policletea e l’espressione della straordinaria testa che sembra derivare da quella di un filosofo antico. San Marco, capolavoro giovanile di Donatello, è la prima vera scultura autonoma dopo l’antichità classica e quindi uno dei testi fondanti del Rinascimento".