Deus ex machina della politica fiorentina. Anche con pochi voti Renzi detta le regole

Il lungo braccio di ferro con il Pd per ottenere la poltrona della vicepresidenza nella giunta regionale guidata da Giani. Dario Nardella gli ha regalato un posto nel suo rimpasto di governo. In riva d’Arno resiste lo zoccolo duro del renzismo

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Firenze, 8 novembre 2020 - All’ex rottamatore, deus ex machina della vita politica fiorentina nell’ultimo decennio, brucia ancora il risultato elettorale ottenuto dalla sua Italia Viva alle Regionali. Il fatto è che Matteo Renzi dopo il lancio del suo nuovo partito, in quella Leopolda 2018 che doveva segnare la rinascita e la rivincita dopo i veleni interni al Pd, era sicuro di poter conquistare la doppia cifra nazionale e parecchi punti in più nella sua Toscana. Invece... Invece l’ex sindaco, ex premier, oggi senatore semplice, si è dovuto accontentare di un 4,5 per cento regionale e un 6,5 fiorentino. Briciole per chi, da premier e segretario, aveva fatto navigare il Pd oltre il 40 per cento nel suo trionfale 2014 che sembrava aver spazzato via dalla scena politica anche l’arrembante Grillo. Ieri Renzi, in diretta Facebook per l’intervento di apertura all’assemblea nazionale del suo partito (tutta on line, ma senza rinunciare al leggio trasparente dei tempi d’oro), ha parlato di un "danno pazzesco" a Italia Viva causato da quell’inchiesta sulla Fondazione Open che ha portato alle umilianti perquisizioni in ben undici città dei finanziatori.

"Dopo quella vicenda i sondaggi hanno smesso di crescere – ha ricordato – i soldi hanno smesso di arrivare, non ci sono più coloro che rischiano per darci un contributo anche economico. Un danno enorme alla nostra capacità attrattiva, molte persone non sono passate con noi perché avevano paura".

E’ vero che il dato elettorale non ha fatto la felicità di Renzi e dei suoi, ma è altrettanto vero che, comunque, in terra toscana Italia Viva ha allungato i tempi della formazione della nuova giunta del neo governatore Giani (che ha dovuto concedere la vicepresidenza della Regione a Stefania Saccardi e la vicepresidenza del consiglio regionale a Stefano Scaramelli), Non solo: apparentemente senza un motivo contingente, è entrata a sorpresa anche nel rimpasto della giunta Nardella con deleghe non banali all’assessora Titta Meucci. I primi a non capire la mossa del sindaco sono stati i consiglieri del Pd poi, siccome la polemica politica in tempi di Covid ha, anche lei, poco fiato la vicenda si è silenziata in fretta.

Certo è che lo zoccolo duro del renzismo non ha mai smesso di abitare a Firenze. E’ da qui che proprio grazie alle dieci ‘Leopolda’ finanziate prima dall’associazione politico culturale Big Bang e poi proprio dalla Fondazione Open (2012 - 2018) che non rivelerà mai tutti i nomi dei suoi finanziatori (per rispetto delle norme sulla privacy), che Renzi dà la scalata alla scena politica romana.

E’ qui che nasce e si consolida il famoso Giglio magico. E’ nelle sale buie dell’ex stazione ottocentesca che per anni si affollano i renziani in cerca di incarichi e futuro. Per conquistare quei cinque minuti, scanditi dal gong, sul palco si dice servano buone aderenze. Renzi nega. Sostiene invece di scegliere storie, esperienze, di valorizzare il coraggio e l’ottimismo verso la vita. Normale quindi che spesso quei relatori entrino poi a far parte della non più tanto ristretta schiera dei collaboratori dell’ex rottamatore. Tre giorni di vetrina mediatica, tv e social che innamorano l’esercito renziano. Ogni anno la Leopolda macina consensi e raccoglie fondi, non per il Pd, di cui non si vede mai sventolare una bandiera, ma per lo show di Renzi che fra storie, canzoni, video e barzellette sa tessere la sua politica.

 

 

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