
David Solazzo, il 31enne fiorentino durante uno dei suoi viaggi da cooperante
Non riescono da avere pace David Solazzo, i suoi genitori, la sorella, gli altri parenti. Un po’ di conforto verrebbe dalla verità vera e non raccogliticcia, sulla morte di David, il 31enne cooperante fiorentino per Ong Cospe, ritrovato morto per ferite da taglio a Sao Felipe, isola di Foto, Capo Verde, 1°maggio del 2019. Invece le inchieste – della magistratura capoverdiane e della procura di Roma (che procede per omicidio volontario) – sono arenate. Quest’ultima per la denegata collaborazione delle autorità del Paese al largo delle coste del Senegal. E il profilo Whatsapp di Davide è stato disattivato, l’8 settembre, a cellulare della vittima sotto sequestro a Capo Verde. Altra anomalia che ha indotto Giovanni Conticelli, legale della famiglia, a presentare un esposto al pm capitolino. La famiglia ha scritto una lettera per riproiettare un fascio di luce sul buio giudiziario: "Abbiamo contattato l’avvocato di Capo Verde, ci ha riferito di non aver informazioni: le indagini non risultano ‘ufficialmente’ chiuse. La circostanza è sorprendente: poco dopo il ritrovamento del corpo, la Procuratrice di Sao Felipe parlò di ‘tragico incidente domestico’, al punto di non far intervenire la Scientifica". E il dissequestro della casa di David "piena di sangue avvenne dopo sole 48 ore. L’incidente domestico non ci convince: video e foto, il vetro rotto di una finestra dell’ingresso del condominio in una zona dove David non sarebbe dovuto andare, il sangue dall’ingresso del palazzo su per 2 piani di scale e dentro casa fino al bagno, fanno pensare ad altro. Abbiamo chiesto più volte l’intervento dell’Ambasciata Italiana, pochi giorni fa ha ribadito che "l’autorità giudiziaria non ha fornito riscontri".
g.sp.